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16 Dicembre 2022 - 22:03Le voci si rincorrevano incontrollate nelle scorse ore. Qualcuno sapeva, altri speravano, pregavano e confidavano nella tempra di Sinisa Mihajlovic. Uno che non si tirava mai indietro e che non aveva paura di nulla… Anche di quella maledetta leucemia che l’ha stroncato a 53 anni venerdì 16 dicembre in una clinica di Roma dov’era ricoverato da qualche giorno.
Sinisa Mihajlovic è deceduto in una clinica di Roma: 15 giorni fa la sua ultima uscita pubblica: aveva 53 anni
Quindici giorni fa, nonostante il suo precario stato di salute, aveva partecipato alla presentazione del libro di Zeman. Quella presenza che qualcuno aveva interpretato come un segnale positivo, ha rappresentato l’ultima uscita pubblica dell’allenatore serbo che aveva iniziato la sua battaglia contro la leucemia dal luglio 2019.
Il trapianto al midollo osseo sembrava aver aperto uno spiraglio di luce e Sinisa, seppur debilitato, aveva deciso di essere al fianco del suo Bologna nella trasferta di Verona nonostante le perplessità dei medici del Sant’Orsola.
La terribile diagnosi nel 2019, il trapianto e la speranza
Il cammino sembrava in discesa, poi quell’ospite indesiderato ha bussato nuovamente alla sua porta. Lui si è nuovamente rimboccato le maniche, convinto di vincere il mostro che si era insinuato nel suo corpo. Era la sua Champions League… Non è riuscito a restare aggrappato alla vita ed a tornare in panchina ma Sinisa Mihajlovic ha dato prova di grande dignità e coraggio nell’affrontare la malattia.
Classe 1969, era giunto in Italia nel 1992 dopo aver trionfato in Coppa Campioni con la mitica Stella Rossa Belgrado. Realizzò uno dei rigori di quell’indimenticabile notte… Una delle ultime di serenità per i tifosi slavi prima che le armi prendessero il sopravvento nei Balcani. Con la maglia della Roma l’esordio in serie A prima di approdare alla Sampdoria di Mancini. Con il ct azzurro fu subito feeling .
Dalla Coppa dei Campioni con la Stella Rossa alle imprese in panchina
I due si ritrovarono alla Lazio e Sinisa fu anche vice di Mancio all’inizio della sua carriera di allenatore (ha allenato anche la Serbia). Da Catania a Bologna… Salvezze miracolose, battaglie infinite con le sue stilettate che lasciavano il segno così’ come le sue punizioni che si trasformavano in missili terra aria che squarciavano le reti avversarie.