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1 Gennaio 2025 - 23:33Il calcio dice addio ad Aldo Agroppi: l’ex centrocampista e allenatore aveva 80 anni. Malato da tempo, da qualche giorno era ricoverato per una polmonite bilaterale in ospedale a Piombino, la città dove era nato il 14 aprile 1944.
Aldo Agroppi è morto a 80 anni a Piombino, era ricoverato per una polmonite bilaterale
Anticonformista, ironico, fumantino, Agroppi tira i primi calci nelle giovanili del Piombino, poi Torino e Genoa, gioca con Ternana e Potenza in Serie C prima del ritorno in granata dove diventa una bandiera: otto stagioni, 212 presenze e 15 gol con la doppia ciliegina delle Coppe Italia vinte nel 1967-68 e 1970-71.
“Aldo per me è stato più di un amico, un fratello. Mi chiamava terroncino del nord”: ha toccato tutto il mondo del calcio la notizia della morte di Aldo Agroppi, scomparso all’età di 80 anni nella sua Piombino, una figura particolarmente legata anche alla storia calcistica di Perugia e Walter Novellino, altro simbolo del calcio biancorosso, lo ricorda con affetto.
Walter Novellino: ‘Ho pianto alla notizia della morte, era un fratello per me’
“L’ho avuto qui a Perugia testimone di nozze. Lui abitava sotto, io sopra, andavo sempre a mangiare a casa sua. Aldo è stato una persona colta e diretta, un uomo che diceva sempre quel che pensava” afferma parlando con l’Ansa. Alla notizia della morte “ho pianto”, racconta Novellino. I due si erano conosciuti ben prima degli anni in biancorosso, con un’amicizia rimasta intatta negli anni.
“Fino all’altro giorno – dice Novellino – gli ho detto, sai che faccio il docente a Coverciano? E lui mi ha risposto, prima di morire devo venirti a vedere”. Novellino ricorda anche i tempi di Torino, città dove hanno giocato insieme nella stagione 1972-1973. “È stato il mio uomo – spiega -, la persona che mi ha fatto ambientare da ragazzino a Torino”. Poi ci sono stati gli anni in biancorosso a Perugia, prima da compagni di squadra a metà degli anni ’70 in serie A, poi da allenatore e giocatore a metà degli anni ’80.
Agroppi a Perugia ha allenato alcune squadre del settore giovanile, per poi passare alla prima squadra nella stagione 1982-1983 e a seguire nel 1984-’85. Fu l’anno in cui il Perugia, allora in serie B, raggiunse il quarto posto perdendo una sola partita, tuttora un primato per la categoria. La promozione mancò per un solo punto. “Nella mia vita ho sempre fatto la guerra ai servi e ai leccaculo. E non ho rimpianti” – l’anno scorso il toscano si confessava così a Repubblica, a trent’anni dalla sua ultima panchina da mister.
Fumantino e ironico, l’anno scorso disse: ‘Ho fatto sempre la guerra ai servi e ai leccaculo’
Agroppi da allenatore fece subito bene a Pescara prima di riportare in massima divisione il Pisa di Romeo Anconetani. Lasciò la panchina del Padova per primi problemi di depressione – un male oscuro con cui dovrà tornare a fare i conti – fallì una seconda promozione in A, con il Perugia, per un solo punto e dopo una stagione con una sola sconfitta. L’anno dopo, alla guida della Fiorentina, arrivò quarto ma gli ultras viola lo accusarono di poco rispetto per Giancarlo Antognoni, bandiera del club: l’11 marzo ’86 arrivarono ad aggredirlo all’uscita del Franchi e in suo aiuto fu costretto ad accorrere l’argentino Passarella.
I quattro mesi di squalifica per omessa denuncia rimediati nel Totonero-bis segnarino l’inizio del tramonto: esonero al Como, retrocessione con l’Ascoli e una stagione deludentissima ai ritorno a Firenze: fu esonerato a poche giornate dalla fine con i viola che retrocessero in B.
Chiusa anche la carriera da mister, Agroppi iniziò quella da opinionista: presenza fissa in numerose trasmissioni radio e tv (anche in Rai), nazionali e locali, si distinse per le osservazioni mai banali e anticonformiste e le critiche al vetriolo contro ex colleghi e addetti ai lavori, che gli procurano non pochi ‘nemici’. Nel 2005 vestì anche i panni di scrittore, con un libro che non può che intitolarsi “A gamba tesa”.