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Morta Lea Pericoli, classe e stile: era la signora del tennis italiano, Pietrangeli: ‘Aspettami e prenota un tavolo

Il tennis italiano dice addio a Lea Pericoli, la Divina. Così l’aveva soprannominata Gianni Clerici, per l’eleganza che emanava in campo e nella vita. Nel giorno del lutto per la sua morte a 89 anni, riaffiora il ricordo delle sue tenute, un inno a grazia e bellezza: gonneline in piume di struzzo, visone, petali di fiori. Capi firmati, che spesso meritavano la prima pagina quanto i successi sportivi. Ma con la racchetta tra le mani Lea si trasformava.

Lea Pericoli è morta all’età di 89 anni: fu pioniera del tennis moderno, rivoluzionaria anche nel look

Pioniera del tennis moderno non solo nell’abbigliamento, diventava tenace e combattiva. Nata il 22 marzo 1935 a Milano, era però cresciuta in Etiopia, dove si era trasferita a due anni con la mamma Jole, al seguito di papà Filippo, in Africa per lavoro. E ad Addis Abeba aveva scoperto il tennis, su un campo fatto costruire dal padre. Tornata in Italia, lo sport non era la sua unica attività: lavorava come segretaria in una ditta di import-export a Milano.

Nel suo palmares 27 titoli vinti ai Campionati italiani. Per ben quattro volte negli ottavi di finale nel singolo al Roland Garros, è poi arrivata in semifinale nel doppio e nel doppio misto. A Wimbledon per tre volte è entrata negli ottavi nel singolare, due volte nel doppio misto e una volta nei quarti nel doppio. Si era ritirata a 40 anni, dopo essere stata per un ventennio regina del tennis in Italia, alla cui diffusione e popolarità ha contribuito più di chiunque altro. 

Lasciata la racchetta per la penna ed il microfono, aveva confermato la sua classe innata in ambito giornalistico segnalandosi per competenza, professionalità e buon gusto. In tv fu la prima donna a commentare una partita di tennis su Telemontecarlo. E scrisse per ‘Il Giornale’, dopo essere stata scoperta da Indro Montanelli. Appassionata giocatrice di golf, non va dimenticato il ruolo di testimonial nella lotta al cancro, nel quale l’aveva coinvolta Umberto Veronesi: malattia che aveva vissuto sulla propria pelle, e battuto due volte. 

Lea Pericoli negli anni '50
Lea Pericoli negli anni ’50

Fu la prima donna a commentare il tennis in tv, ha sconfitto due volte il cancro

Costernato Nicola Pietrangeli che ha riferito di essere venuto a conoscenza della ferale notizia pochi istanti dopo il decesso. “Sono stato il primo a saperlo. La sorella mi ha chiamato tre minuti dopo. Per me è morta una sorella, una compagna di vita, lei era una cosa bella” – ha detto a LaPresse. “Uno deve morire per essere un po’ riconosciuto. Di lei ricordo, più che la tennista la sua classe. Era una grande signora, si dovrebbe ricordare come una signora di altri tempi. Cosa vorrei dirle? Arrivederci, aspettami e prenota il tavolo” – ha aggiunto Pietrangeli.

“Ha creato un modo di stare in campo, era una grande campionessa e una donna simpatica”. Così a Sky Sport l’ex tennista e commentatore tv Paolo Bertolucci, nel ricordare Lea Pericoli, scomparsa all’età di 89 anni. “Abbiamo giocato anche alcune partite insieme. Lei nel ruolo di commentatore mi ha incoraggiato. Mi diceva ‘tu devi raccontare il tennis e non devi esimerti da questo’. Così abbiamo iniziato con alcuni tornei e mi ha dato mille consigli, era una presenza fissa al mio fianco. Le auguro buon viaggio”.  “Ciao 
Lea . Non ero più alto della racchetta quando ti ho conosciuto ed a tratti abbiamo camminato insieme sui campi di tennis. Saluta il tuo maestro Gino” – ha aggiunto su X.

Nicola Pietrangeli: ‘Per me è morta una sorella’, Bertolucci: ‘Non ero più alto della racchetta quando ti ho conosciuto’

“Un grande esempio di eleganza. Era una grande signora fuori dal campo e dentro al campo, personaggi così sono rari da trovare” – ha riferito Adriano Panatta a Rainews 24. Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha ricordato Lea Pericoli anticipando che lo sport e la Federazione promuoveranno iniziative per omaggiarla. “Un’altra notizia che ci lascia tristezza infinita,  Lea la signora del tennis italiano, dello sport in assoluto nel nostro paese. Ha iniziato un percorso arrivato ai nostri giorni, è stata un’apripista. Lo sport italiano e la federazione sapranno ricordarla al meglio perché le siamo molto riconoscenti per tutto quello che ha dato, non solo al tennis ma allo sport in generale”.

Redazione
Redazione
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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