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10 Settembre 2019 - 19:40A Flushing Meadows ha scritto solo il primo capitolo di una storia che ha tutto per finire con un lieto fine. Matteo Berrettini ha tutto per scrivere pagine memorabili per il tennis italiano. Servizio, diritto fulminante, imprevedibilità, tocco e, soprattutto, determinazione ed equilibrio: l’azzurro ha tutto per vincere un torneo dello slam anche perché ha ancora notevoli margini di crescita. In un’intervista rilasciata a Edoardo Diamantini, il ventitreenne ha raccontato le sue emozioni dopo la semifinale agli Us Open che l’ha portato al 13° posto della classifica Atp, ad un tiro di schioppo dalla top ten.
di Edoardo Diamantini
Edoardo Diamantini. Quando e da dove nasce la tua passione per il tennis?
Matteo Berrettini. Entrambi i miei genitori frequentavano un circolo tennis e portavano mio fratello Jacopo e me lì. Qualche volta provavo a giocare, ma all’inizio non mi interessava più di tanto. È stato il mio stesso fratello, che ha due anni in meno di me, a convincermi a cominciare il corso. Diceva che mi sarebbe piaciuto. E così è stato.
Edoardo Diamantini. A 23 anni sei il più giovane tennista italiano ad aver conquistato tre titoli nel circuito ATP, e non dimentichiamoci dei tuoi ottimi piazzamenti anche nei Masters 1000 e tornei del Grande Slam: quale sensazione nell’essere al momento uno dei tennisti più forti a livello mondiale? Come stai vivendo questo periodo?
Matteo Berrettini. Tutto l’anno è stato straordinario. E chiaramente la semifinale dello US Open è il coronamento del nostro lavoro. Non me l’aspettavo per niente, perché venivo da cinque settimane di stop a causa di un infortunio alla caviglia. Sono molto felice per come mi sto esprimendo, ma non ho ancora realizzato davvero quello che ho fatto a New York. Credo che servirà qualche mese per capirlo veramente.
Edoardo Diamantini. Come ci descriveresti a livello emotivo, e anche tennistico, il tuo ottavo di finale con Roger Federer a Wimbledon? E la semifinale con Rafael Nadal allo US Open da poco giocata?
Matteo Berrettini. L’ottima partita contro Nadal non sarebbe stata possibile senza l’esperienza di Wimbledon. In quell’occasione mi ero perso un po’ in quell’ambiente così particolare: il fatto di giocare contro Roger, il centrale, il cielo scuro e tutto il resto mi hanno distratto dall’essenziale che era il giocare il match. Con Nadal invece non l’ho lasciato accadere. Ho semplicemente giocato la mia partita, esprimendo un ottimo tennis e cercando tutte le energie che ho dentro.
Edoardo Diamantini. Quali obiettivi perseguiti per il tuo futuro? Vedi possibile il raggiungere la top 10? L’Italia e non solo spera per te questo e altro
Matteo Berrettini. La classifica non era un traguardo che ci eravamo posti. Volevamo semplicemente crescere e giocare partite importanti, come quella contro Gael (Monfils, nda) o Rafa Nadal. Ma adesso chiaramente la prendiamo un po’ in considerazione, e devo dire che la tredicesima posizione (del ranking Atp, nda) fa venire voglia di raggiungere il traguardo della top 10.