Juventus-Inter 1-0: la sentenza del solito Mandzukic, l’Inter si ferma al palo
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9 Dicembre 2018 - 4:57Una Coppa Campioni da calciatore e lo scudetto capolavoro da allenatore del Torino. Gigi Radice da Cesano Maderno (Milano) aveva un’anima rossonera ma resterà per sempre nel cuore dei tifosi granata. L’allenatore milanese è scomparso ieri pomeriggio (intorno alle 15) in una casa di riposo e assistenza per malati di alzheimer all’età di 83 anni. Nel week end su tutti i campi di serie A, B e C per ricordare un grande del calcio italiano. Un innovatore con il suo pressing asfissiante ma anche un gran motivatore con il suo carattere apparentemente duro e spigoloso. Radice riusciva a tirare il massimo dalle sue squadre. La promozione con il Cesena (72/73) fu il suo prima capolavoro. A Torino l’impresa che ha segnato il suo percorso da allenatore con un trionfo al termine di un avvincente duello con i cugini della Juventus. Castellini, Danova, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli e Pulici: la formazione del trionfo che i tifosi un po’ attempati recitano a memoria.
Gigi Radice, da calciatore vinse la Coppa Campioni col Milan
L’anno successivo arrivò ad un passo dal bis ma questa volta furono i bianconeri ad imporsi nello sprint decisivo. Secondo posto bissato qualche stagione dopo. Nel 1984/85 il Torino di Junior si inchinò soltanto al sorprendente Verona di Bagnoli. In carriera Radice ha guidato anche Roma, Inter, Bologna, Fiorentina e Cagliari. Ha disputato cinque partite con la nazionale italiana con la quale ha partecipato alla sfortunata spedizione in Cile nel 1962. Con lui in campo gli azzurri vinsero contro la Svizzera e pareggiarono con la Germania Ovest. Radice non fu schierato nella decisiva sfida con il Cile, condizionata dal discutibile arbitraggio dell’ineffabile Aston, che sancì l’eliminazione della nazionale italiana.