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26 Marzo 2024 - 17:59Il giudice sportivo della serie A, Gerardo Mastrandrea, ha ufficializzato la decisione di non sanzionare Francesco Acerbi per le accuse di insulti razzisti a Juan Jesus. Per il giudice “non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata”.
Francesco Acerbi assolto per i presunti insulti razzisti a Juan Jesus: ‘Non c’è la ragionevole certezza del contenuto discriminatorio’
Nelle sue motivazioni, il giudice sportivo ha spiegato che “la sequenza dei fatti in campo, ricostruita in base ai documenti ufficiali, con l’ausilio del direttore di gara e comunque visibile in video” è “sicuramente compatibile con l ‘espressione di offese rivolte, per altro non platealmente (con modalità tali cioè da non essere percepite dagli altri calciatori in campo, dagli Ufficiali di gara o dai rappresentanti della Procura a bordo del recinto di giuoco), dal giocatore interista, e non disconosciute nel loro tenore offensivo e minaccioso dal medesimo ‘offendente’, il cui contenuto discriminatorio però, senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore della società Napoli, risulta essere stato percepito dal solo calciatore ‘offeso’ (Juan Jesus), senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale”.
La decisione del giudice sportivo basata sull’assenza di riscontri probatori esterni
Il giudice sportivo rileva inoltre la necessità che “l’irrogazione di sanzioni così gravose” come quelle previste nei casi di razzismo “sia corrispondentemente assistita da un benché minimo corredo probatorio, o quanto meno da indizi gravi, precisi e concordanti in modo da raggiungere al riguardo ad una ragionevole certezza”.
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Pur riconoscendo che il caso “è teoricamente compatibile anche con una diversa ricostruzione dei fatti, essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa ma rimanendo il contenuto fortemente discriminatorio confinato alle parole del soggetto offeso”, il giudice sportivo ha quindi chiosato che “non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata”.