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Morto Quincy Jones, una carriera da visionario tra Michael Jackson e il capolavoro We Are the World

Quincy Jones con Michael Jackson

Quincy Jones con Michael Jackson

Il leggendario e visionario musicista statunitense Quincy Jones è morto all’età di 91 anni domenica 3 novembre nella sua casa di Bel Air a Los Angeles circondata dai suoi familiari.

Quincy Jones è morto all’età di 91 anni a Los Angeles, suonò la tromba con Lionel Hampton

Ha suonato la tromba con Lionel Hampton ed è stato un gigante della musica capace di spaziare dalla produzione dell’album Thriller di Michael Jackson e alla hit We Are the World alla scrittura di colonne sonore pluripremiate per il cinema e la televisione e alla collaborazione con Frank Sinatra, Ray Charles e centinaia di altri artisti, incantando il mondo inter, che ha cambiato la musica afroamericana. L’annuncio della scomparsa di  Quincy Jones è stato dato con un comunicato dalla famiglia: “É stato davvero unico nel suo genere e ci mancherà moltissimo; ci conforta e ci rende immensamente orgogliosi sapere che l’amore e la gioia, che erano l’essenza del suo essere, sono stati condivisi con il mondo attraverso tutto ciò che ha creato. Attraverso la sua musica e il suo amore sconfinato, il cuore di Quincy Jones batterà per l’eternità”.

Insignito di 28 Grammy Award su 80 nomination e nel 1991 anche di un raro Grammy Legends Award, oltre a ricevere il premio umanitario Jean Hersholt della Motion Picture Academy nel 1995 e un Oscar onorario nel 2024, Quincy Jones è stato trombettista, caporchestra, compositore, arrangiatore e produttore discografico stabilendo una linea di continuità fra la tradizione delle big band e l’uso degli strumenti elettronici, fra il jazz e le musiche di consumo, che ha contribuito ad elevare a dignità artistica. 

Quincy Jones durante le prove di We Are the world
Quincy Jones durante le prove di We Are the world

Ha prodotto gli album più venduti di Michael Jackson, riunì 45 big della musica per la hit We Are the World

In una carriera fenomenale che ha attraversato più di 60 anni, ha prodotto gli album più venduti di Michael Jackson, “Off the Wall”, “Thriller” (in assoluto il più venduto nella storia musicale) e “Bad”; ha ottenuto i diritti del romanzo “Il colore viola” della scrittrice statunitense Alice Walker, ha scritto una giovane Oprah Winfrey nell’adattamento cinematografico di Steven Spielberg del 1985 e ha ricevuto tre nomination all’Oscar per il suo lavoro; ha diretto le storiche sessioni di registrazione per il disco di beneficenza del 1985 Usa for Africa: We Are the World, il singolo più venduto di tutti i tempi, scritto da Jackson e da Lionel Richie ed eseguito da un supergruppo formato da 45 big della scena musicale; e ha prodotto la hit di Lesley Gore del 1963 “It’s My Party”.

È stato anche uno dei produttori esecutivi per la serie televisiva “Willy il principe di Bel-Air”, in cui ha scoperto Will Smith. E’ stato, inoltre, attivista per i diritti degli afroamericani e soprattutto talent scout. Il primo film statunitense che Jones ha musicato è stato “Il banco dei pegni” (1964) di Sidney Lumet, e ha realizzato le musiche per due film fondamentali usciti nel 1967: il vincitore dell’Oscar come miglior film “La calda notte dell’ ispettore Tibbs” (1967) di Norman Jewison e interpretato da Sidney Poitier e “A sangue freddo” di Richard Brooks dall’omonimo romanzo dello scrittore statunitense Truman Copote.

Scoprì Will Smith e firmò colonne sonore leggendarie

Sue anche le colonne sonore dei film “Fiore di cactus” (1969) di Gene Saks e “Getaway!” (1972) di Sam Peckinpah; più le musiche scritte per serie tv quali “Ironside”, “Sanford and Son”, “Radici” e “The Bill Cosby Show”. Nel 2013 è stato inserito nella Rock & Roll Hall of Fame. É passato dal bebop di Charlie Parker e Dizzy Gillespie al laptop, vivendo al massimo e sempre sull’onda dello spirito del tempo con un atteggiamento da visionario, nonostante un doppio aneurisma cerebrale nel 1974, che gli costò due operazioni a cranio aperto, e un coma diabetico nel 2015, causato dall’abuso di alcol.

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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