“Non ce la faccio. Ho perso una figlia e nessuno mi ha aiutato a salvarla. Nessuno potrà riportarmela indietro. Chiedo giustizia”. Sono parole cariche di dolore quelle pronunciate al Corriere di Verona dalla madre della quindicenne italo-tunisina Nora Jlassi trovata morta lunedì 27 gennaio in un appartamento Ater abbandonato a San Bonifacio, in via Ambrosini. A confortarla una delle figlie maggiori.
“Avevo tre figlie e lei era la più piccola”, racconta la donna tra le lacrime. “L’ultima volta l’ho vista domenica, ma non mi aveva detto dove sarebbe andata”.
Gli ultimi spostamenti della ragazza
In realtà, Nora Jlassi non tornava a casa a Verona da diversi giorni e non era la prima volta che si allontanava per periodi prolungati. “Sto raccogliendo testimonianze di alcune sue conoscenti”, spiega la madre. “Qualcuno mi ha riferito di averla vista prendere un treno dalla stazione di Porta Nuova insieme a una donna brasiliana, che l’avrebbe poi condotta nell’appartamento Ater dove è stata ritrovata senza vita. In quella casa, oltre a loro due, ci sarebbero stati anche una ragazza e tre ragazzi di origine marocchina. Non so cosa sia successo lì dentro, ma temo che l’abbiano drogata per abusarne. Ho paura che sia stata uccisa”.
Il drammatico epilogo è arrivato lunedì, quando i vicini hanno chiamato i carabinieri. Alle 14, la madre ha ricevuto la terribile telefonata che le comunicava la morte della figlia.
L’ipotesi della morte per overdose, c’è un indagato
Prima della tragedia, la ragazza aveva inviato messaggi alle amiche, dicendo di essere diretta a San Bonifacio per una “sorpresa”. Ora la madre vuole tornare dai carabinieri con un testimone che potrebbe far luce su quanto accaduto. Nel frattempo, la procura ha aperto un’inchiesta e un cittadino nordafricano, senza fissa dimora, è stato iscritto nel registro degli indagati. Secondo gli inquirenti, potrebbe aver venduto droga alla quindicenne, causandone il decesso. L’ipotesi principale è che la giovane sia morta per overdose, ma solo l’autopsia, affidata alla professoressa Federica Bortolotti dell’Università di Verona, potrà confermarlo. Al momento, l’indagato non è stato rintracciato e non sono state disposte misure cautelari nei suoi confronti. L’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Carlo Boranga, che sta indagando per “morte come conseguenza di altro delitto”.
Il grido di aiuto rimasto inascoltato
La madre denuncia che Nora, nell’ultimo anno, non frequentava più la scuola a causa della sua dipendenza dalle droghe. “Per due anni ho allertato i servizi sociali e le forze dell’ordine, ma nessuno mi ha ascoltata. Mi hanno lasciata sola”. Già a 12 anni la giovane era stata accolta nella Comunità di San Patrignano per allontanarla da un compagno marocchino che, secondo la madre, la picchiava ripetutamente. Tuttavia, la ragazza era fuggita e, anche in seguito, scappava spesso di casa per poi farvi ritorno dopo alcuni giorni.