Non c’è solo il racconto della testimone, una donna dell’Est, a indicare in Raffaele Mascia l’uomo che sabato 16 febbraio ha ucciso in una panetteria di piazzale Gambara, a Milano, Ivan Disar e ha ferito in modo grave un altro cittadino ucraino, Pavel Kioresko.
Il 21enne Raffaele Mascia è stato fermato dopo ore di ricerche
Il figlio 21enne del titolare della panetteria, sospettato di avere premuto il grilletto di una P38 al culmine di un litigio per futili motivi, viene anche ripreso da una telecamera sul retro del negozio mentre si allontana. È lui il giovane, già arrestato in passato per questioni di droga, a cui gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Milano hanno dato la caccia dopo la sparatoria di sabato pomeriggio. Nel retro del negozio, dove talvolta dormiva, ha lasciato il suo cellulare. Raffaele Mascia è stato individuato e fermato in zona Porta Genova, a Milano, nella serata di lunedì 17 febbraio. La polizia ha trovato aveva ritrovato una katana.
La vicenda. Il giovane avrebbe reagito agli sfottò dei due ucraini, habitué del panificio-pasticceria dove prima degli spari avevano bevuto alcune birre. Gli animi si sono scaldati e Mascia ha recuperato nel retrobottega la pistola, non denunciata, e ha fatto fuoco, uccidendo Disar e ferendo Kioresko, il 26enne ora ricoverato in ospedale. Sottoposto a intervento chirurgico, non è in pericolo di vita.
Gli investigatori stanno aspettando che si riprenda dalla delicata operazione a cui è stato sottoposto nel fine settimana per raccogliere la sua versione, che potrebbe dare la definitiva conferma sull’autore del delitto.
L’omicidio per una banale discussione
Al momento della sparatoria, nella panetteria di piazza Gambara c’erano dunque cinque persone: i due ucraini, la donna loro amica, il titolare della panetteria e il figlio. Il padre ha raccontato agli inquirenti che, quando sono stati esplosi i colpi di pistola, si trovava nel retro a scaldare delle pizzette, una versione su cui sono in corso accertamenti da parte degli inquirenti.
Secondo quanto sin qui verificato dalle indagini, non si è trattato dunque di un delitto maturato in ambienti criminali, come le modalità facevano supporre all’inizio, ma il tragico epilogo di una discussione banale sul fatto che Mascia non aveva un lavoro e non aiutasse nemmeno il padre in negozio. Forse non era la prima volta che il ragazzo se lo sentiva dire dai due avventori e ha deciso di vendicarsi, diventando in pochi istanti un assassino.
Si cerca ancora la pistola
Il quadro a distanza di due giorni si sta delineando con sempre maggior precisione. Gli investigatori, coordinati dal pm Carlo Parodi, hanno cercato Mascia nei luoghi in cui era solito trascorrere il tempo. Il giovane non poteva contare su appoggi particolari. Alla fine non si era allontanato molto e la sua fuga è finita dopo due giorni. Quando è stato rintracciato, con sé non aveva la pistola P38 con cui aveva ucciso. Non ha opposto resistenza e non ha detto nulla mentre i poliziotti lo portavano via.