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3 Agosto 2019 - 5:22Le figlie erano un ostacolo alla sua vita intima. Questa è l’incredibile motivazione che avrebbe spinto Louise Porton, originaria di Rugby nel Warwickshire (Inghilterra), ad uccidere le due bambine. La ventitreenne è stata condannata all’ergastolo al termine di un processo lampo dai giudici della Suprema Corte di Birmingham. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti la giovane praticava il mestiere più antico del mondo nella sua abitazione organizzando incontri a pagamento attraverso siti per incontri.
Per la donna la presenza delle piccole Lexi, tre anni, e Scarlett, 17 mesi, era diventata un ostacolo ai suoi progetti al punto di pianificare il più orribile dei piani. Da quanto riportato dai media britannici la Porton avrebbe prima ucciso la più grande il 15 gennaio strangolandola. Allo stesso modo sarebbe deceduta la bimba di 17 mesi il 1 febbraio. Nel primo caso la ventitreenne avrebbe riferito di aver trovato la bambina morta sul letto, nel secondo che si sarebbe ammalata. Gli inquirenti, esaminando smartphone e computer, avrebbero scoperto che la donna aveva fatto numerose ricerche macabre: “”Si può morire con il nastro adesivo” oppure “si può essere rianimati dopo essere annegati”. La prima figlia, Lexi, è morta dopo una lunga agonia in ospedale. Nonostante le condizioni critiche della bambina Louise avrebbe accettato l’amicizia di 41 uomini su un’App di incontri ed avrebbe posato in bikini ed altri indumenti audaci nello stesso lasso di tempo. Il padre delle piccole ha spiegato che aveva segnalato da tempo la necessità di un intervento dei servizi sociali.