Strage Altavilla Milicia, 17enne in lacrime dopo la condanna a 12 anni e 8 mesi

Madre e due figli morirono nella strage di Altavilla MiliciaMadre e due figli morirono nella strage di Altavilla Milicia

A poco più di un anno dalla strage di Altavilla Milicia è arrivata la prima sentenza. E, come era prevedibile, visto che l’imputata ha confessato, è stata di condanna. Per il gup dei minori Nicola Aiello, che sulla base di una perizia l’aveva già dichiarata capace di intendere e di volere, la 17enne accusata dell’omicidio della madre e dei due fratellini di 15 e 3 anni è colpevole. Dodici anni e 8 mesi la pena stabilita dal magistrato che ha letto il verdetto alla presenza della ragazzina in lacrime.

Per la perizia la figlia di Giovanni Barreca era capace di intendere e di volere

A poca distanza dall’aula del tribunale dei minorenni il padre della giovane, Giovanni Barreca, e una coppia di fanatici religiosi conosciuti durante raduni di preghiera, Sabrina Fina e Massimo Carandente, sono comparsi davanti alla corte d’assise per rispondere degli stessi reati. Complici della strage costata la vita ad Antonella Salamone, Kevin ed Emanuel, torturati e assassinati durante un folle rito di liberazione dal demonio, in una villetta di Altavilla Milicia, un anno fa.

Per loro il dibattimento è appena iniziato. “Sono una chioccia amorevole, amo i bambini, ho salvato la mia cagnetta, amo gli anziani e i disabili e non ho mai ucciso”, si è difesa la Fina nel corso di brevi dichiarazioni spontanee. Lei e l’ex compagno, entrambi detenuti, si sono sempre detti innocenti. “Abbiamo solo pregato insieme alla famiglia per scacciare il male”, hanno detto negando di essere stati presenti durante il massacro. Barreca, invece, ha ammesso tutto fin dal principio. Fu lui, la mattina dell’11 febbraio di un anno fa, a chiamare i carabinieri. “Ho ucciso la mia famiglia, venite a prendermi”, farfugliò al telefono. E ai militari raccontò di essere stato costretto a assassinare moglie e figli perchè posseduti dal demonio.

Il padre trasferito in una Rems dopo la perizia

Frasi senza senso che l’uomo continua a ripetere, ma che non sono bastate per fargli avere l’infermità mentale. Il suo legale, l’avvocato Giancarlo Barracato, ha reiterato l’istanza di non doversi procedere per infermità mentale del cliente sulla base di una perizia disposta dal gip che l’ha ritenuto non presente a se stesso e gli ha consentito di lasciare i carcere per una Rems, una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi. Barreca ha sempre cercato di difendere la figlia arrivando a dire che nei piani suoi e della coppia, certi che la casa fosse infestata dai demoni, anche la ragazza doveva essere sacrificata, e che era stata risparmiata solo per l’arrivo di una tempesta, interpretata come segnale divino.

La strage di Altavilla Milicia

La stessa fortuna non è toccata ad Antonella Salamone, la prima a essere seviziata, assassinata e bruciata – i suoi resti vennero ritrovati nel giardino di casa dai carabinieri – Kevin, che all’inizio partecipò alle torture e poi fu ucciso, ed Emanuel che, prima di morire, ha subito atroci sofferenze. La carta dell’infermità mentale ha provato, invano, a giocarla anche Carandente che, insieme a Fina, ha chiesto il rito abbreviato. Viste le accuse la legge non lo consente, hanno risposto i giudici. 

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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