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Sharon Barni uccisa a 18 mesi a Cabiate, condannato all’ergastolo l’ex compagno della madre

Aveva parlato di un fatale incidente ma dalle indagini è emerso un’altra terrificante verità. La piccola Sharon Barni, appena 18 mesi, era stata violentata e uccisa dall’ex compagno della madre, il 26enne Gabriel Robert Marincat, nell’appartamento della compagna a Cabiate, in provincia di Como. L’operaio di origine rumena è stato condannato lunedì 6 dicembre all’ergastolo dai giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Como. Ad inizio anno, il pomeriggio 12 gennaio, la partner l’aveva affidata all’uomo per impegni lavorativi.

Il 26enne Gabriel Robert Marincat condannato per violenza e omicidio

L’uomo aveva raccontato che la piccola era rimasta schiacciata da una stufetta ma di aver ripreso a giocare come se nulla fosse accaduto. Poco dopo la bimba si era addormentata con la situazione che è precipitata in pochissimo tempo. Il respiro si era fatto improvvisamente pesante con la bimba che aveva iniziato a vomitare.

Intorno alle 18:00 furono allertati i soccorsi con la bambina che fu trasportata in eliambulanza all’ospedale di Bergamo dove fu accertato il trauma cranico rivelatosi fatale alla piccola di due anni. In un primo momento Gabriel Robert Marincat aveva parlato di incidente domestico ma dopo l’arresto aveva riferito di non sapere i motivi che l’hanno spinto a compiere un’azione così orribile. Tesi che ha ribadito durante il dibattimento in aula.

La madre della bambina: ‘Sharon non tornerà ma almeno ho avuto giustizia’

I giudici della Corte di Assise del Tribunale di Como hanno accolto la richiesta avanzata dal pm Antonia Pavan che aveva chiesto l’ergastolo mentre l’avvocato difensore dell’operaio, dopo che era stata respinta la richiesta di perizia psichiatrica, aveva chiesto derubricare l’accusa in omicidio colposo preterintenzionale. “Sharon non tornerà ma almeno ho avuto giustizia” – ha dichiarato Silvia Barni, madre della bimba. Il legale del 26enne ha invece annunciato che presenterà appello per la mancata perizia psichiatrica. “Indispensabile in un processo del genere” – ha dichiarato l’avvocato Stefano Plenzick.

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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