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Sarah Scazzi, Michele Misseri sui luoghi dell’orrore: ‘L’ho uccisa io’, il tentato abuso dopo la morte

Michele Misseri Le Iene

Michele Misseri

“Lo ho uccisa io”. Lo ribadisce con decisione all’inviato de Le Iene, Alessandro Sortino, in un viaggio-racconto nella storia di un uomo che sostiene di essere l’assassino di sua nipote di quindici anni, ma a cui nessuno crede. Si tratta di Michele Misseri che, a distanza di quattordici anni, continua a proclamarsi colpevole dell’omicidio di Sarah Scazzi.

Michele Misseri ribadisce a Le Iene di essere l’assassino di Sarah Scazzi: ‘Mi hanno fatto cambiare versione’

L’inviato del programma televisivo di Italia 1 ha trascorso due giorni nella casa dove è avvenuto l’omicidio e dove Misseri è tornato a vivere dopo aver conosciuto la sua pena carceraria (i giudici lo hanno condannato a otto anni per concorso in soppressione di cadavere). “Sono io l’assassino di Sarah. Non mi credono perché mi hanno fatto cambiare le versioni, non le ho cambiate io, me le hanno fatte cambiare”. Nell’intervista l’uomo confessa, per la prima volta di fronte a una telecamera, di aver provato ad abusare del corpo senza vita di Sarah. Questa è uno dei passaggi significativi del servizio de Le Iene, in onda domenica 13 ottobre, in prima serata, su Italia 1.

‘Zio Michele’ ricostruisce la vicenda, partendo dalla sua infanzia, e raccontando elementi inediti sugli abusi subiti da bambino: “Quando avevo sei anni mio padre mi portò in una masseria a fare il pastorello. Lì mi hanno violentato. Non l’ho mai detto a nessuno. E se l’avessi fatto sarebbe stato peggio. Erano due, padre e figlio, e io avevo circa sei anni. Mio padre non mi ha mai difeso perché io non potevo parlare, ma aveva capito qualcosa perché ci lavava le mutandine e vedeva. Neanche mia moglie e le mie figlie lo sapevano”.

Poi si addentra sull’aspetto più complicato dell’omicidio di Sarah, quello che lui considera il suo movente, di carattere sessuale, e dice: “Per mia figlia Valentina sono un assassino e anche un pedofilo”. Tesi che la sorella di Sabrina Misseri ha ribadito nella trasmissione Far West di Salvo Sottile. (“Ci ha provato con Sarah e per timore che dicesse qualcosa l’ha zittita per sempre”).

‘Quando avevo 6 anni facevo il pastorello e fui violentato da padre e figlio, per mia figlia Valentina sono un pedofil’

Nella confessione resa ai magistrati all’epoca dei fatti, Misseri aveva dichiarato di aver abusato di Sarah prima di ucciderla, ma poi aveva ritrattato. Con Alessandro Sortino ammette il delitto, e, in un primo momento, continua a negare gli abusi: “L’ho detto perché tanto dovevo comunque andare in carcere. Se la ragazza non era apposto (parla della verginità della ragazza, intendendo dire che non sapeva se lo fosse o meno, nda)… Mi sono fatto carico anche di quello, non sapendo se la ragazza aveva avuto o meno altri rapporti sessuali” . È notte, e l’uomo racconta di aver paura dei sogni che lo attendono, perché spesso riguardano la nipote.

Il giorno dopo gli tornano in mente alcuni momenti passati in caserma, quelli che hanno preceduto il ritrovamento del cadavere di Sarah, avvenuto a seguito delle sue dichiarazioni. “Sai quando sono rimasto colpito? Quando mi hanno detto che non l’avevano battezzata. Allora ho detto del pozzo, in contrada Mosca”. Decide di portare l’inviato sul posto. Prima di raggiungere il pozzo dove l’uomo gettò il corpo di Sarah, Misseri mostra a Sortino l’albero di fico che, secondo il suo racconto, sarebbe stato la prima tomba della ragazza, proprio a pochi metri dalla casa in cui ha passato la sua infanzia.

L’uomo descrive e mima tutto quello che ha fatto quel 26 agosto: come ha posteggiato l’auto una volta giunto lì, come ha tirato fuori il cadavere dal bagagliaio, come l’ha appoggiato a terra, come l’ha poi sollevato per occultarlo. Parla anche dei vestiti di Sarah, prima tolti, poi rimessi, infine bruciati insieme al telefonino della ragazza che – forse con l’idea che contenesse le sue ultime memorie – ha poi salvato dalle fiamme. E, ancora, le immagini mostrano i due all’interno del garage della villetta, dove, afferma 
Misseri, “l’anima di Sarah è ancora imprigionata”.

Lì l’uomo torna indietro con la memoria e sposta il trattore nella stessa posizione in cui – dice – era il giorno in cui uccise la nipote. Racconta che quel giorno era ora di pranzo, che il mezzo non partiva, che aveva un forte mal di testa dalla mattina. Che la nipote era scesa lì da lui, probabilmente per chiedergli se avesse potuto citofonare alla cugina, e che era vestita diversa da come l’aveva sempre vista. “Ho allungato la mano e l’ho presa dalle spalle, mi ha dato un calcio da dietro e mi è salito un calore. Forse voleva scappare e io ho preso la corda”.

Il tentato abuso sul corpo privo di vita di Sarah Scazzi: ‘L’ho spogliata sotto il fico ma poi non l’ho più fatto’

Poi, la cosa più difficile da ascoltare: “Volevo violentare Sarah, ma non sono riuscito. Avevo allungato le mani qui nel garage, volevo continuare, ma poi non l’ho più fatto. Sotto il fico l’ho spogliata, ma poi non l’ho fatto più e l’ho rivestita. Erano due anni che non avevano rapporti sessuali con mia moglie, io dormivo nella sdraio, lei nel letto matrimoniale”. Infine, concludono: “Questa è la verità. Speriamo che Sarah vada in pace, per sempre”.

Redazione
Redazione
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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