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13 Settembre 2022 - 4:18Nicolò Maja inizia ad intravvedere la luce in fondo al tunnel. Il 23enne perito aeronautico è l’unico superstite della mattanza di Samarate, in provincia di Varese, consumatasi nella notte tra martedì 3 e mercoledì 4 maggio.
Riuscì a salvarsi dalla mattanza di Alessandro Maja che uccise moglie e figlia
Il padre, l’architetto Alessandro Giovanni Maja (57 anni), tentò di ucciderlo, dopo aver ucciso con cacciavite e martello mentre riposavano la moglie, la 56enne Stefania Pivetta, e la figlia Giulia. Richiamato dal trambusto il giovane con la passione del volo ha provato a difendersi ed è stato rinvenuto in fin di vita. I numerosi colpi riportati alla testa avevano fatto temere il peggio ma Nicolò Maja ha lottato come un leone in un letto di ospedale ed è rimasto aggrappato alla vita.
‘Ha ripreso le sue facoltà cognitive, per il resto ci vorrà una lunga riabilitazione’
A distanza di 4 mesi può finalmente rientrare a casa. Il legale del 23enne, Stefano Bettinelli, che ha spiegato il suo assistito ha ripreso tutte le facoltà cognitive. “Per il resto ci vorrà una lunga riabilitazione, un intervento chirurgico da fare, ma gli auguro di tornare ad una vita piena e che possa superare il dramma che ha vissuto” – ha precisato sottolineando che al momento fatica a camminare
Il figlio di Alessandro Giovanni Maja ha già trascorso qualche giorno lontano dal letto di ospedale. Nei giorni scorsi è uscito per qualche ora per andare a trovare i nonni materni e ha incontrato anche il sindaco di Samarate, Enrico Puricelli, che ha postato una foto con lui su Facebook. Prima della strage familiare Nicolò Maja aveva realizzato il sogno di conseguire il brevetto di pilota. Un traguardo che la madre aveva sottolineato con orgoglio.
Nicolò Maja ha riabbracciato i nonni e incontrato il sindaco di Samarate
Ora il giovane proverà a riprendere in mano la sua vita mentre il padre è ristretto nel carcere di Monza in attesa di finire alla sbarra. Il 57enne aveva anche tentato di togliersi la vita dopo aver ucciso moglie e figlia. L’uomo aveva raccontato agli inquirenti di aver compiuto la strage per l’ossessione dei soldi. “Mi sentivo un fallito” – ha raccontato durante l’interrogatorio.