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17 Agosto 2022 - 21:21In Arabia Saudita una donna è stata condannata a 34 anni di prigione e ad altri 34 anni con divieto di viaggio per aver condiviso le sue opinioni su Twitter e ritwittato i cinguettii di attivisti e dissidenti.
É la pena detentiva più severa inflitta ad un’attivista, la giovane studiava nel Regno Unito
La pena detentiva di Salma Al-Shehab, 34 anni, è la più severa che finora sia stata inflitta ad un’attivista o dissidente in Arabia Saudita e potrebbe indicare un’escalation nella repressione del governo saudita contro le persone che ne contestano la narrativa come riferito dall’Organizzazione saudita europea per i diritti umani (ESOHR). “La sentenza emessa contro Salma Al-Shehab è senza precedenti e pericolosa. Negli ultimi anni, molte attiviste sono state sottoposte a processi iniqui che hanno portato a condanne arbitrarie, oltre ad alcune di loro sono state sottoposte a gravi torture, comprese le molestie sessuali”.
Al-Shebab stava studiando per un dottorato di ricerca nel Regno Unito a Leeds e quando è rientrata in Arabia Saudita, nel dicembre 2020, per una vacanza è stata arrestata e ristretta in carcere per una serie di tweet e retweet in cui chiedeva il rilascio di prigionieri di coscienza sauditi sulla scia dell’attivista per i diritti delle donne Loujain Al-Hathloul.
Arrestata al rientro in Arabia Saudita per un periodo di vacanza, è madre di due bambini piccoli
Ha anche chiesto la fine del sistema di tutela dell’Arabia Saudita secondo il quale le donne devono essere supervisionate dagli uomini. Salma Al-Shehab è stata accusata di “minare la sicurezza della società e la stabilità dello stato, diffondere sedizione, fornire aiuti a coloro che cercano di sconvolgere l’ordine pubblico e diffondere voci false e dannose su Twitter”.
Madre di due bambini piccoli, era stata inizialmente condannata a tre anni di carcere per il “reato» di aver utilizzato un sito Internet per “provocare disordini pubblici e destabilizzare la sicurezza civile e nazionale”, poi lunedì 15 agosto la nuova sentenza della corte d’appello.