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Rapina per far sparire le prove degli abusi sui cellulari, arrestati due frati e 4 persone

Per far sparire le prove delle condotte sessuali sue e di un altro frate, si è messo in contatto con un imprenditore il quale, sfruttando le sue conoscenze negli ambienti criminali, ha organizzato per lui una rapina ai danni di due collaboratori dei prelati, peraltro vittime di abusi, sui cui cellulari c’erano video e foto “compromettenti”.

Afragola, I due frati sono accusati di aver organizzato la rapina con l’aiuto di persone vicino ad ambienti malavitosi

L’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, addolorato per la notizia, ha sospeso uno dei due frati, che ricopre la funzione di parroco. Secondo i carabinieri e la Procura di Napoli Nord (pm Cesare Sirignano, procuratore Maria Antonietta Troncone) sono “granitiche” le prove messe a disposizione del gip Caterina Anna Arpino, che ha disposto l’arresto di due frati e di altre quattro persone.

Questi quattro, insieme con uno dei religiosi, sono ritenuti coinvolti in una rapina in abitazione (con tanto di porta sfondata e inquilini presi a colpi di mazze da baseball) avvenuta lo scorso 26 aprile ad Afragola, in provincia di Napoli. Secondo quanto accertato dai militari, le due vittime della rapina erano due collaboratori dei frati, tra cui un migrante, che sarebbero stati costretti “a subire atti sessuali”; una costrizione che gli indagati avrebbero esercitato “abusando delle condizioni di qualità di ministri del culto cattolico”.

Durante la rapina, ed è questo che ha innescato dubbi sul movente, sono stati presi di mira solo i cellulari, uno dei quali sottratto e l’altro rimasto nelle mani del proprietario, che ha opposto resistenza. Il carcere è stato disposto per il parroco della Basilica Pontificia di Sant’Antonio da Padova di Afragola (Napoli), accusato di violenza sessuale, e per un altro prelato che all’epoca dei fatti era nel comune napoletano prima di trasferirsi al convento di Santa Maria Occorrevole di Piedimonte Matese, in provincia di Caserta.

Due collaboratori dei frati erano stati rapinati dei cellulari dove c’erano prove compromettenti

La necessità di impossessarsi ad ogni costo delle informazioni compromettenti sarebbe scattata, in particolare, dopo l’invio di una lettera. Nella missiva i due collaboratori dei frati Minori (ragazzi tenuti sotto giogo con la minaccia di sottrarre loro il sostentamento e il lavoro di cui avevano impellente bisogno) facevano chiaro riferimento, tra l’altro, agli abusi subiti in cambio proprio di assistenza di carattere sociale e lavorativo.

Per le indagini dei militari sono state determinanti, ancora una volta, le intercettazioni: agli atti figurano i messaggi che il frate-mandante della rapina e l’organizzatore si sono scambiati. Le indagini hanno inoltre evidenziato che si usavano due app, “Ciao Amigos” e “Tinder”, per organizzare gli incontri a sfondo sessuale, anche di gruppo, cui partecipavano i due frati arrestati.

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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