Riconoscimento fiscale per la prostituzioneRiconoscimento fiscale per la prostituzione

Riconoscimento fiscale per escort e sex worker

Esistono solo due certezze nella vita: una è la morte, l’altra sono le tasse. A questa massima, attribuita al presidente Usa Benjamin Franklin, non sfugge neanche la prostituzione e chi la organizza. Ora, dopo un intervento dell’Istat, prostituzione ed escort hanno il proprio codice Ateco (acronimo di “ATtività ECOnomiche”), cioè il sistema di classificazione utilizzato per identificare le attività economiche, con numerose ricadute, da quelle statistiche a quelle fiscali.

Codici Ateco

E tra i codici Ateco si trova di tutto: dagli astrologi-spiritisti fino ai servizi di ricerca grafologica. Insomma ora questi lavoratori del sesso saranno classificati dalle statistiche ufficiali e dovranno pagare le tasse, Irpef e Iva come tutti, anche se già lo potevano fare con i precedenti codici Ateco che erano però molto più generici facendo riferimento a “servizi alla persona non classificati” Ma quale sarebbe l’incasso per lo Stato ammesso che tutti i lavoratori del sesso si mettessero in regola?

Dipende chiaramente dal reddito e dalle relative aliquote. Ma il giro d’affari fiscalmente aggredibile sarebbe enorme: sempre l’Istat lo valutava nel 2022 a circa 4,7 miliardi, cresciuto in un solo anno del 4%. La nuova classificazione Ateco 2025 sviluppata dall’Istat è in vigore da gennaio e ha iniziato ad essere utilizzata dall’1 aprile. La divisione 96 – spiegava l’Istat – “è stata completamente ristrutturata prevedendo nuovi gruppi e nuove classi”.

Servizi di incontro ed eventi simili

É spuntato così il codice 96.99.92 relativo ai ‘Servizi di incontro ed eventi simili’, che ricomprende: “attività connesse alla vita sociale, ad esempio attività di accompagnatori e di accompagnatrici (escort), di agenzie di incontro e agenzie matrimoniali; fornitura o organizzazione di servizi sessuali, organizzazione di eventi di prostituzione o gestione di locali di prostituzione; organizzazione di incontri e altre attività di speed networking”. L’Istat travolta dall’effetto della notizia precisa: “L’implementazione della classificazione Ateco 2025 a livello nazionale riguarderà solo gli operatori economici residenti che svolgono attività legali”.

Situazione controversa

E comunque è solo “stato recepito dalla classificazione europea delle attività economiche il codice 96.99”, una classificazione che originariamente può riguardare anche attività illegali e serve soprattutto per rendere omogenee a livello europee le statistiche. La questione non è semplice: avendo codificato e dunque riconosciuto fiscalmente questi lavoratori, l’Agenzia delle Entrate, così come fa con gli autonomi, potrebbe contestare il mancato pagamento delle tasse. Ma il problema oltre ad essere fiscale è anche legale: la nuova classificazione sembrerebbe cozzare con il reato di sfruttamento.

Diverso il discorso per gli/le escort che prestano solo un servizio di rappresentanza. Ma chi garantisce all’agenzia di incontri che poi non si sia consumato un rapporto? Il reato di sfruttamento si contesta però solo se il prestatore del servizio non è consenziente. Ma chi potrà stabilirlo? L’avvocata Maddalena Claudia Del Re, penalista ed esperta di diritto di famiglia puntualizza: “Al momento è vietata qualunque forma di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. Il reato è punito con la reclusione fino a sei anni e con la multa fino a 10.329 euro”. E ricorda Del Re: “Da anni si discute di una riforma delle norme in materia di prostituzione essendo quelle attuali risalenti alla legge Merlin del 1958″.

I dubbi del Codacons

Dubbi anche dal Codacons che parla di un “corto circuito fiscale”. La decisione Istat “si pone in netto contrasto con la legge italiana che se da un lato non vieta la prostituzione, dall’altro prevede il reato di sfruttamento della prostituzione, inteso anche come partecipazione ai proventi dell’attività di prostituzione“.

“Se confermato, sarebbe grave che il fisco prevedesse nei nuovi codici Ateco l’organizzazione di servizi sessuali. – tuona Alessandra Maiorino, vicecapogruppo M5S al Senato – Perché è vero che la prostituzione in Italia non è illegale, ma lo sono tutte le attività di favoreggiamento, sfruttamento e induzione. Esattamente ciò che si va a regolarizzare, dal punto di vista fiscale”. Il dibattito è solo iniziato e mentre il vicepremier Matteo Salvini di recente ha detto di essere d’accordo con la riapertura delle case chiuse torna alla mente la frase dell’arciduchessa d’Austria, Maria Teresa d’Asburgo, che circa 300 anni fa sentenziò: “Per abolire la prostituzione bisognerebbe abolire gli uomini”.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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