Omicidio Giacomo Gobbato a Mestre, la donna rapinata non si dà pace: ‘Dovevo stare zitta’

Il dolore della donna salvata da Giacomo Gobbato per la morte del giovaneIl dolore della donna salvata da Giacomo Gobbato per la morte del giovane

“La colpa è mia. Dovevo stare zitta e non chiedere aiuto”. Lo dice al Corriere della Sera Carmen, la donna che è stata rapinata da un moldavo a Mestre la sera di venerdì 20 settembre. Quando ha gridato è intervenuto in suo soccorso Giacomo Gobbato che è stato colpito con diversi fendenti dal malvivente. Per il 26enne è stato fatale quello all’addome.

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La donna non si dà pace. “Quello mi ha preso a pugni, mi ha rubato lo zaino. Ma chi se ne frega. Se non avessi urlato non sarebbe accordo nessuno e quel ragazzo oggi sarebbe ancora vivo”. Cinquanta anni, origini colombiane, vive a Mestre da 25 anni con il compagno: abitano in un appartamento a tre isolati dal luogo dove è avvenuto l’omicidio. Quant’al moldavo, che ha 38 anni, la donna lo descrive “come un gigante di 1 metro e novanta che l’ha afferrata da dietro tappandole la bocca e le ha sferrato tre pugni”.

Carmen e Loris non vedono l’ora di ringraziare i genitori di Giacomo Gobbato e tutti i ragazzi del Centro sociale Rivolta di Marghera che al commissariato, pur nel dolore della perdita dell’amico, hanno cercato di confortare Carmen in tutti i modi che pensa e ripensa a quanto accaduto in quella drammatica serata a Mestre.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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