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21 Dicembre 2024 - 21:46C’è un nuovo filone d’indagine che i carabinieri della compagnia di Volterra (Pisa) stanno portando avanti, insieme al principale dell’omicidio stradale, per la morte di Fabiola Capresi, 57 anni, falciata da un’auto in corsa lungo la strada provinciale di via Tre Comuni a Montescudaio (Pisa) nel pomeriggio di martedì 17 dicembre. Non solo verifiche sull’omicidio stradale ma anche su un possibile omicidio volontario.
Fabiola Capresi, gli inquirenti ipotizzano sia stata travolta da una persona che voleva ucciderla
É quanto scrive Il Tirreno. Si ipotizza che il conducente dell’auto che ha investito la donna di spalle volesse ucciderla e non si sia trattato di un incidente. A far propendere per l’omicidio volontario ci sarebbe la violenza dell’urto: la donna, in base alla ricostruzione degli inquirenti, è stata colpita in pieno, mentre si trovava di spalle. Le ferite farebbero pensare che una volta investita con il lato dell’auto, il corpo abbia urtato anche contro il parabrezza. Lo dimostrerebbero le profonde ferite alla testa oltre a quelle nel resto del corpo.
Un impatto, non essendoci alcun segno di frenata, che fa ipotizzare che il conducente fosse pronto a colpire la donna e a rimettersi subito in carreggiata con l’auto. In caso di incidente stradale, infatti, la donna avrebbe dovuto trovarsi (per avere un impatto così violento) sulla carreggiata e non nella parte erbosa che costeggia la provinciale e consente di spostarsi con meno rischi per i pedoni. Va considerato inoltre che per un conducente che se la fosse trovata improvvisamente davanti – ipotesi che il buio della zona rende plausibile – sarebbe stato molto difficile mantenere il controllo dell’auto.
Ad indagare a 360 gradi, inoltre, scrive sempre Il Tirreno, ci sono elementi nella vita della donna, non resi pubblici per motivi di privacy seppur noti nel paese, che rendono plausibile che tra le sue frequentazioni potesse esserci chi potesse avere dei conti da regolare.
L’assenza di segni di frenata e l’ipotesi del possibile regolamento di conti
Ma anche il fatto che gli spostamenti fossero molto prevedibili: Fabiola Capresi faceva quella strada a piedi anche due volte al giorno, più o meno alle stesse ore. Quasi un appuntamento tra lei e il suo assassino. Ed è per questo che dopo aver ascoltato l’autista dell’autobus su cui la donna era a bordo poco prima della morte e il compagno Gianni Cavallini che ne aspettava il rientro e che ha dato intorno alle 18:30 l’allarme del 17 dicembre, si sia deciso di sentire anche altre persone vicine. Su questo, per il momento c’è il massimo riserbo.
Niente trapela sui rapporti di amicizia, sulle frequentazioni della donna. Continua, invece, il controllo delle immagini delle telecamere, installate all’ingresso di Guardistallo e nei negozi che si trovano lungo la strada provinciale per individuare un’auto di passaggio in un periodo di tempo abbastanza ristretto, circa 15 minuti dalle 17:16 alle 17:30, senza un faro.
Il compagno di Fabiola Capresi: ‘L’hanno uccisa’
La luce, infatti, è stata ritrovata nel luogo dell’impatto: i pezzi ricostruiti rendono probabile si tratti di un’auto e non di un furgoncino come inizialmente ipotizzato. Se gli inquirenti sospettano un omicidio volontario anche il compagno di Fabiola Capresi non lo esclude. “Sì, è possibile, l’hanno uccisa” – ha detto Gianni Cavallini alla cronista del “Tirreno”, senza poi voler aggiungere nient’altro. Nulla sulla vita che facevano insieme da 15 anni, nulla su eventuali sospetti. “Quello che so l’ho detto ai carabinieri”.