Morta dopo aver mangiato un insaccato a Città di Castello, accusato produttore: c’era Listeria

La donna è morta dopo un mese di ricovero all'ospedale di Città di CastelloLa donna è morta dopo un mese di ricovero all'ospedale di Città di Castello

A poco più di 60 anni era stata ricoverata d’urgenza con forti dolori addominali all’ospedale di Città di Castello dove la donna era morta quasi un mese dopo. Un decesso da ricondursi “ad uno stato settico” provocato da una infezione da Listeria monocytogenens presente oltre ai limiti consentiti nella coppa di suino che aveva mangiato, secondo i consulenti tecnici della Procura di Perugia che ha accusato il titolare di un’azienda della provincia di Arezzo produttrice dell’insaccato. Per il quale è stato ora chiesto il rinvio a giudizio.

La 60enne è morta dopo un mese di ricovero per infezione da Listeria

L’Ufficio guidato da Raffaele Cantone era stato interessato nei primi giorni di marzo del 2024 dall’Unità sanitaria locale Umbria 1 per presunte violazioni della disciplina igienica della produzione e vendita di sostanze alimentari. In particolare da parte del titolare dell’azienda toscana. Atto compiuto – ha ricostruito la Procura in un comunicato – a seguito di accertamenti avviati dall’ospedale di Città di Castello dopo la morte della donna, già portatrice di “altra patologia”. Che aveva accusato forti dolori addominali e altri sintomi venendo ricoverata d’urgenza. Pur sottoposta a varie terapie era deceduta a causa di sopravvenute complicazioni.

Dall’indagine epidemiologica condotta dai sanitari era emersa la presenza del batterio che aveva imposto l’avvio degli accertamenti da parte dell’Asl che dopo avere eseguito un campionamento degli alimenti presso l’abitazione della donna aveva individuato il batterio in un alimento acquistato presso una attività commerciale della zona, ma prodotto e commercializzato da una azienda agraria della provincia di Arezzo.

Chiesto il rinvio a giudizio per il produttore dell’insaccato

Per ricostruire quanto accaduto, la Procura ha fatto svolgere accertamenti al Nucleo antisofisticazione dei carabinieri di Perugia, acquisendo la cartella clinica e sentendo, tra gli altri, i familiari conviventi della donna per comprendere il rapporto fra consumo del prodotto alimentare e il successivo malore.

Attività tecnica nella quale è stato impegnato anche l’Istituto zooprofilattico di Perugia. I magistrati hanno inoltre incaricato un medico legale ed un esperto in malattie di origine batterica di verificare se il decesso potesse essere considerato come determinato dall’assunzione dell’insaccato “prima della manifestazione dei sintomi”. E per i consulenti la morte è da ricondursi all’infezione da Listeria monocytogenens.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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