Un dolore inconsolabile e una lettera respinta
Diciotto giorni dopo la tragica morte di Sara Campanella, studentessa universitaria accoltellata a Messina il 31 marzo, i genitori di Stefano Argentino, il ragazzo reo confesso dell’omicidio, hanno deciso di scrivere una lettera di scuse ai familiari della giovane. Il gesto è stato definito “moralmente dovuto e sentito” dalla famiglia del ragazzo. Tuttavia, i genitori di Sara hanno scelto di non leggere quelle parole.
“Un atto dovuto, non sentito”
Tramite l’avvocata Concetta La Torre, i familiari di Sara hanno fatto sapere che non intendono accogliere quelle scuse. Le considerano tardive, dettate forse più da ragioni formali che da autentico pentimento. “Se davvero fossero state sincere – dicono – sarebbero arrivate subito”. Il dolore è ancora troppo forte, troppo vivo, e nessuna parola può lenirlo.
Il silenzio come rispetto
Nella lettera, la famiglia di Stefano spiega il perché del ritardo: “Il vostro dolore meritava silenzioso rispetto”. Aggiungono di non riuscire ancora a darsi una spiegazione per quanto accaduto, ma sentono il bisogno di chiedere scusa, pur sapendo che quelle parole non potranno mai colmare il vuoto lasciato.
Il legale: “Una scelta di coscienza”
Anche l’avvocato Giuseppe Cultrera, che ha assunto la difesa di Stefano Argentino, ha scritto alla famiglia Campanella. Spiega la sua decisione come un atto di vocazione alla toga, ma anche di coscienza. Nella sua lettera assicura che durante il processo si batterà affinché sia fatta giustizia: “Per Sara, per tutte le donne vittime di chi confonde amore e possesso”.
La replica e i dubbi sulla sincerità: ’18 giorni dopo l’omicidio’
Ma la famiglia Campanella non ha voluto neanche aprire quelle missive. Una lettera di scuse, quella dei genitori di Argentino, che la famiglia Campanella ha ritenuto “un atto dovuto”, forse “sollecitato dal legale”, arrivato dopo “18 giorni dall’omicidio”. Un lasso temporale tale da far dubitare sulla sincerità di quelle scuse. “Non ci servono giustificazioni soprattutto se a scrivere sono i genitori e non l’assassino stesso. Se davvero fosse pentito, avrebbe trovato lui il coraggio di chiedere scusa” – sottolinea l’avvocata La Torre.
“Per quanto mi riguarda resta il dubbio che si sia trattato di un atto dovuto e non sentito, perché altrimenti le modalità sarebbero state altre. Mi fa pensare il fatto, comunque, che le scuse arrivino dai genitori di Argentino e non dallo stesso Stefano”