Momenti di forte tensione si sono verificati durante l’udienza di venerdì 31 gennaio in tribunale a Lecco, dove Artur Alcani, il padre di Jenny, la ragazzina di 13 anni morta in seguito a un incidente stradale, ha avuto un acceso confronto con Massimo, il 22enne che guidava l’auto coinvolta nel sinistro stradale. L’episodio è avvenuto al termine dell’interrogatorio di Massimo, che è accusato di omicidio stradale.
L’incidente e la tragedia di Jenny
Il 10 gennaio 2025, Massimo F., un giovane residente a Malgrate, era alla guida della sua BMW quando ha perso il controllo del veicolo lungo la Strada Provinciale 72 ad Abbadia Lariana, schiantandosi violentemente contro un parapetto in cemento. A bordo con lui c’era Jenny Alcani, 13 anni, che ha subito gravi danni in seguito all’incidente. Nonostante gli sforzi dei medici, la giovane è morta sei giorni dopo, in coma irreversibile, lasciando una famiglia distrutta dalla tragedia.
L’interrogatorio e l’incidente in tribunale
Durante l’interrogatorio che si è svolto al Palazzo di Giustizia di Lecco, Massimo ha risposto per oltre due ore alle domande del procuratore capo Ezio Domenico Basso. Il giovane, che si trovava sotto indagine per omicidio stradale, ha espresso dispiacere per quanto accaduto quella tragica notte. Tuttavia, al termine dell’udienza, il padre della ragazza, Artur Alcani, ha perso il controllo.
In un momento di forte dolore e rabbia, Artur ha avvicinato Massimo e gli ha urlato: “Vergognati, vergognati!”, per poi sputargli in faccia. La scena ha suscitato molta tensione nella sala. Massimo ha risposto con un filo di voce e lo sguardo basso, dicendo “Mi spiace”. Nonostante l’aggressione verbale e fisica, il giovane non ha reagito, mantenendo un comportamento contenuto.
La questione dei video
La rabbia di Artur Alcani è stata alimentata anche dal fatto che, pochi giorni dopo l’incidente, alcuni video dell’incidente erano stati pubblicati su TikTok da Massimo e dai suoi amici. “Avete fatto pure i video e li avete pubblicati”, ha accusato il padre di Jenny, riferendosi alla mancata sensibilità di chi ha diffuso immagini di un evento tragico. Il 23enne si è scusato. Questo comportamento ha suscitato indignazione non solo nella famiglia di Jenny, ma anche nell’opinione pubblica.
Le richieste di arresti domiciliari
Nel corso dell’udienza, il legale di Massimo ha chiesto la non applicazione della misura degli arresti domiciliari, sostenendo che il giovane non rappresentasse un pericolo per la comunità. Tuttavia, il procuratore ha richiesto la misura cautelare degli arresti domiciliari per il 22enne, considerando l’accusa di omicidio stradale, che comporta gravi responsabilità.
La vicenda ha sollevato un ampio dibattito sulla responsabilità dei conducenti coinvolti in incidenti gravi e sulla sensibilità delle persone nel trattare situazioni drammatiche, come la diffusione di video che possono sembrare insensibili rispetto al dolore di chi ha perso una persona cara.