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24 Gennaio 2024 - 16:13Sono indagate per favoreggiamento e falso ideologico e sono state perquisite dalla polizia penitenziaria le due psicologhe del carcere di San Vittore che hanno redatto una relazione, effettuando un test sul quoziente intellettivo, su Alessia Pifferi.
Le due psicologhe sono indagate per favoreggiamento e falso ideologico, il legale per falso ideologico
La donna è a processo a Milano per omicidio pluriaggravato per avere lasciato morire di stenti, nel luglio 2022, la figlia Diana di 18 mesi, abbandonandola in casa per 6 giorni. Indagata per falso ideologico anche l’avvocato Alessia Pontenani. Secondo il pm Francesco De Tommasi, sarebbe stato attestato “falsamente” che la donna “aveva un quoziente intellettivo pari a 40 e quindi un ‘deficit grave'”, con un test non “utilizzabile a fini diagnostici e valutativi”. E le due psicologhe avrebbero svolto, secondo il pm, una “vera e propria attività di consulenza difensiva, non rientrante” nelle loro “competenze”.
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Nello specifico è stata contestato la relazione basata sui colloqui con le psicologhe: avrebbero fornito alla donna “una tesi alternativa difensiva”, un possibile vizio di mente, e l’avrebbero “manipolata”. Alle due psicologhe, da quanto si è saputo, la Procura di Milano contesta più episodi in relazione alle accuse di favoreggiamento e falso ideologico per il loro lavoro effettuato su Alessia Pifferi.
Il quoziente intellettivo di Alessia Pifferi e le perplessità della Procura di Milano sul test di Wais
“É nostro dovere esternare una forte perplessità rispetto ad una apparente prassi che, come ripetiamo, nella nostra piuttosto ampia esperienza, non abbiamo mai visto applicare a nessun altro detenuto” – avevano scritto gli psichiatri Marco Lagazzi e Alice Natoli, consulenti della Procura, in una relazione depositata alla Corte d’Assise. Una relazione nella quale, in sostanza, hanno criticato fortemente l’operato delle psicologhe di San Vittore. Il primo gennaio scorso, come emerge da un’altra imputazione, ci sarebbe stato quell'”interrogatorio” in cui una delle due professioniste si sarebbe informata sulla perizia in corso.
Alla base dei presunti illeciti commessi, in particolare, da una delle due psicologhe del carcere milanese di San Vittore, che si sono occupate di Alessia Pifferi, ci sarebbe, come ipotizzato dagli inquirenti, un movente “antisociale”, anche perché, come risulterebbe da alcune conversazioni intercettate, la professionista, 58 anni, avrebbe detto che con la sua attività voleva scardinare il sistema, “goccia dopo goccia”, salvando quelle che lei riteneva vittime della giustizia.
Agli atti ci sarebbe, poi, pure una telefonata tra la psicologa 58enne, che ha lavorato anche nel carcere di Opera, e l’avvocatessa, nella quale, stando alle indagini, le due si sarebbero complimentate a vicenda dopo l’effettuazione su Pifferi e gli esiti del test psicodiagnostico di Wais, secondo cui la donna, a processo per omicidio della figlia, avrebbe un quoziente intellettivo da bambina. Test non “fruibile né utilizzabile a fini diagnostici e valutativi”, secondo il pm titolare dell’inchiesta.
Il movente ‘antisociale’ contestato ad una psicologa, l’avvocato Alessia Pontenani: ‘Non rinuncio alla difesa di Pifferi’
“Trovo vergognoso aver ricevuto questa notizia dai giornalisti e non ho nessuna intenzione di rinunciare alla difesa della Pifferi. Questo è un tentativo di far fuori la difesa ed estromettere un avvocato scomodo. Le psicologhe hanno concluso il test prima della nomina. Alla mia assistita porto cioccolatini e brioche. Anche questo è favoreggiamento? Ho affrontato un tumore di recente ed affronterò anche questa situazione perché Alessia Pifferi ha un grave deficit cognitivo” – ha detto l’avvocato Alessia Pontenani a Ore 14.