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19 Gennaio 2024 - 14:23Il micio Roscio dopo il pitbull Aron, i gatti Leone e Grey. Ancora violenza e crudeltà nei confronti di un animale domestico. A Morlupo, in provincia di Roma, il randagio è diventato oggetto di tortura di una baby gang che ha deciso di utilizzarlo come bersaglio fino a farlo morire.
Roscio è finito nel mirino di una baby gang: lo scoppio dei petardi non gli ha dato scampo
Lo scoppio dei petardi lanciati non hanno dato scampo al felino. Il corpo martoriato e lasciato esanime in un giardino è stato notato da una donna che stava portando a spasso il cane. L’episodio è avvenuto il 15 gennaio che ha immediatamente avvisato la Polizia Locale. A segnalarlo all’Enpa Nazionale Protezione Animali le volontarie di due associazioni locali che collaborano con la Sezione Enpa di Roma: la Calico Odv e il Club degli Amici a quattro zampe Odv.
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Il gatto è stato trovato con evidenti segni di violenza causata dallo scoppio di petardi. Il corpo del felino è pieno di bruciature e pezzi di plastica fusa. L’orrore è probabilmente avvenuto domenica 14 gennaio, nei giardini dell’anfiteatro di Piazza Diaz a Morlupo. Proprio in quello slargo sono stati segnalati continuamente alla Polizia Locale e alle Forze dell’Ordine dei ragazzini che sparavano bombe e petardi.
Un anno e mezzo fa era stato trovato da una volontaria in precarie condizioni, Roscio aveva perso un occhio
Un anno e mezzo fa Roscio era stato trovato da una volontaria, l’85enne Loretta Marangoni, che da 20 anni si occupa di randagi a Morlupo. Era in precarie condizioni con un occhio ferito e magrissimo. Un veterinario, il dottor Falsini, se ne era preso cura gratuitamente per due mesi. Ha perso un occhio e dei denti ma con il tempo era tornato in buone condizioni e trascorreva buona parte delle giornate in un giardino vicino l’ufficio postale di Morlupo.
“Abbiamo subito attivato l’ufficio legale Enpa attraverso l’avvocato Claudia Ricci stiamo cercando di capire se ci sono immagini di telecamere registrate nella zona. Ringrazio le volontarie delle associazioni che sono intervenute. Servono pene più severe e il riconoscimento della pericolosità sociale degli individui che compiono questi reati sugli animali” – ha dichiarato Carla Rocchi, presidente dell’Enpa.