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Gino Cecchettin: ‘Perdonare Turetta? Se aiuta chi è nella sua condizione’, poi svela cosa l’ha disgustato

Perdonare Filippo Turetta? È possibile“. Così Gino Cecchettin a Quarto Grado, rispondendo alla domanda sulla giustizia riparativa e un futuro confronto con chi ha tolto la vita a sua figlia Giulia. “Sì, mi ci vorrà del tempo, ma potrebbe essere una tappa” – ha aggiunto.

Gino Cecchettin apre al perdono a Filippo Turetta a Quarto Grado: ‘In futuro potrei incontrarlo’

Gino Cecchettin ha parlato di un percorso che deve essere fatto da entrambi, nel modo giusto. “Quindi ci deve essere chiaramente un perdono sincero, e un percorso riabilitativo di un certo tipo. Immagino ci voglia del tempo, perché si arriva a questo, ma io non lo escludo” – ha sottolineato, aggiungendo: “Filippo dovrebbe, probabilmente, aiutare a capire il fenomeno che l’ha portato a fare quello che ha fatto. Così potrebbe aiutare chi, come lui, è in quella condizione”. 

Il papà di Giulia Cecchettin è tornato sulla sentenza e sul mancato riconoscimento dello stalking da parte dei giudici. “Noi non possiamo sapere che cosa ha attraversato Giulia. Una pressione di presenza, sia sui social che reale, è da considerarsi stalking. Perché quando arrivano centinaia, se non migliaia, di messaggi al giorno, te lo ritrovi di fronte alla fermata dell’autobus. Sicuramente Giulia non deve aver attraversato dei momenti felici” – ha evidenziato.

“Poi, sul fatto che non aveva paura, non lo possiamo dire solo perché sia uscita quel giorno lì. Magari Giulia quando vedeva Filippo tranquillo non aveva paura. Poi quando mandava migliaia di messaggi, in quel caso lì, magari si preoccupava”.  E alla domanda ‘che cos’è la crudeltà?’, “Infierire oltremodo sulla persona che stai conducendo alla morte. E penso che Giulia l’abbia attraversata tutta… Su questo penso non serva neanche discuterne” – ha ha risposto Gino Cecchettin.

Gino Cecchettin critico sul mancato riconoscimento delle aggravanti: ‘Il risarcimento il momento più avvilente’

In relazione al risarcimento economico indicato in sentenza ha affermato che è stato “il momento dove ho sentito, forse, più disgusto. Perché, per forza di cose, viene paragonata la vita a una cifra. Ed é quanto di più avvilente un essere umano possa sentire…perché non c’è nessuna cifra che possa riparare l’affetto mancato di una figlia Quindi, ecco, forse ho iniziato a sentirmi male proprio da quel momento lì. Quando ho sentito Giulia paragonata a delle cifre… come se tutto fosse quantificabile in questa vita”. 

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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