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Chi è Luigi Mangione, l’italo americano accusato dell’omicidio di Brian Thompson: la famiglia lo cercava da mesi

Luigi Mangione è accusato dell’omicidio del Ceo di United Healthcare Brian Thompson a Manahattan. Era stato messo sotto custodia dopo essere stato fermato in un McDonald’s in Pennsylvania e accusato, tra le altre cose, di possesso illegale di armi e contraffazione.

Luigi Mangione è accusato dell’omicidio del Ceo di United Healthcare, fermato in Pennsylvania

Acclamato da alcuni come un eroe popolare per aver colpito il mondo delle assicurazioni sanitarie statunitensi, Mangione è un ex studente di una università della Ivy League, con inclinazioni anticapitaliste che potrebbero aver giocato un ruolo nella decisione di assassinare in pieno centro a New York l’amministratore delegato di United Healthcare. Il quotidiano “Wall Street Journal” ha ottenuto una serie di informazioni in merito al presunto assassino, incluse le sue letture, da cui sembra emergere una crescente radicalizzazione ideologica e una crescente propensione alla violenza.

Nel “manifesto” di due pagine e mezza trovata addosso a Luigi Mangione si cita UnitedHealthcare per nome, con annotazioni sulle dimensioni della compagnia e su quanto denaro incassasse. Nelle pagine si criticano apertamente le compagnie assicurative sanitarie per aver fatto profitti sulla salute delle persone. 

Le accuse alle compagnie assicurative sanitarie, acclamato da diversi utenti sui social

Negli ultimi mesi Mangione, di origini italiane, si era estraniato dagli amici e dalla famiglia (non avevano più sue notizie da tempo ed erano preoccupati), secondo i suoi account sui social media, che sembrano anche lontani luce sulle sue condizioni di salute. La foto del suo profilo su X mostrava un’immagine radiografica della schiena di una persona dopo quella che sembra essere una chirurgia di fusione spinale, secondo un medico esperto in ortopedia.

Il suo profilo Goodreads mostra che aveva letto libri sul dolore alla schiena. Oltre a una pistola “fantasma” fatta in casa – una pistola nera con componenti e un silenziatore stampati in 3D – e una falsa carta d’identità’ del New Jersey. Lo scorso gennaio Mangione aveva scritto sul sito Goodreads una inquietante recensione del libro di Theodore John Kaczynski, “La società industriale e il suo futuro”, noto anche come “Il Manifesto di Unabomber”.

L’inquietante recensione sul libro ‘Manifesto di Unabomber’

Nella recensione di Mangione scrive: “Ha avuto il coraggio di riconoscere che la protesta pacifica non ci ha portato da nessuna parte e alla fine dei conti, probabilmente ha ragione… Quando tutte le altre forme di comunicazione falliscono, la violenza è necessaria per sopravvivere. potresti non apprezzare i suoi metodi, ma guardando tutte le cose dalla sua prospettiva, non è terrorismo, è guerra e rivoluzione”.

Nato a Towson in Maryland , dopo il liceo Luigi Mangione si era laureato e poi prese un master in informatica alla University of Pennsylvania, un’ateneo della rete Ivy League. L’anno prima della laurea aveva lavorato come assistente didattico sull’intelligenza artificiale a Stanford. Nel 2016, Luigi 
Mangione si era diplomato da primo della classe alla Gilman School una scuola privata solo maschile di Baltimora.

Studente modello, il diploma da primo della classe e l’attività di volontariato

Nel discorso di fine anno ai compagni (l’onore riservato al primo del corso) aveva descritto la sua classe come di ragazzi “pieni di nuove idee e che sfidano il mondo attorno a loro”. Luigi aveva anche ringraziato i genitori per aver speso per mandarlo a scuola. La retta della Gilman è di 37mila dollari all’anno, “non un piccolo investimento” – aveva detto il liceale.

Il 26enne è il nipote di Nicholas Mangione, figura di spicco nel panorama edilizio e immobiliare di Baltimore, e di Mary C. Mangione, nota filantropa morta lo scorso anno. La famiglia Mangione è proprietaria della Lorien Health Systems, una catena di residenze per anziani. Luigi Mangione ha svolto attività di volontariato nel 2014 in una delle strutture.

Redazione
Redazione
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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