Andrea Prospero, il padre: ‘Non è il figlio che ho conosciuto per 19 anni’

Andrea ProsperoAndrea Prospero

“Vi prego, ditemi chi era mio figlio. Perché quel ragazzo con cinque telefoni, sessanta sim, due carte di credito non sue, che dicono si sia ucciso ingerendo barbiturici, non è il figlio che ho conosciuto per 19 anni. E dunque o avevo due figli o le cose qui non tornano”. É l’appello del padre di Andrea Prospero, lo studente universitario di Lanciano (Chieti) che frequentava Informatica all’Università degli Studi di Perugia dove è stato trovato morto in un appartamento del centro.

Il papà di Andrea Prospero: ‘O lo hanno ucciso o lo hanno indotto a farlo’

Michele Prospero lo ha detto parlando con Repubblica alla quale ha tra l’altro detto: “non credo affatto che mio figlio si sia tolto la vita”. “O lo hanno ucciso o – ha aggiunto -, al massimo, lo hanno indotto a farlo. Spero che l’autopsia faccia venire alla luce la verità. È chiaro che Andrea deve essere finito in qualche brutto giro di cui davvero nessuno di noi ha mai avuto nessun sentore. Quale che sia la verità, anche la peggiore, io ho bisogno di saperla per andare avanti”. La Procura spera di trovare risposte utili alla ricostruzione del caso dalle tre perizie disposte. In tal senso elementi utili potrebbero arrivare dall’account Telegram del 19enne.

Tre perizie per risolvere il giallo della morte del 19enne

Il sospetto dei familiari è che avesse una doppia vita che l’avrebbe spinto ad affittare in segreto un appartamento nel centro di Perugia. I genitori sono convinti che sia stato attirato in un giro più grande di lui. Lo studente aveva in dotazione 60 Sim. Il corpo di  Andrea Prospero è stato rintracciato dalle forze dell’ordine con accanto un flacone di barbiturici ma la mamma ha ripetuto di non credere alla versione del suicidio.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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