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8 Luglio 2024 - 23:59La morte di Alex Marangon, il 25enne barista di Marcon (Venezia), è probabilmente da ricondurre a quanto accaduto in quel chilometro nel territorio trevigiano che separa l’abbazia di Vidor dal fiume Piave.
Lì è finito già morto, perché dall’autopsia svolta nei giorni scorsi dal medico legale Alberto Furlanetto, nominato dalla Procura di Treviso, e da Antonello Cirnelli, perito della famiglia della vittima, è emerso che nei polmoni non c’era acqua, e se ne verrà trovata dagli esami di laboratorio sarà solo residuale all’immersione del fiume del corpo, incosciente o privo di vita.
Il giallo della morte di Alex Marangon: il rito sciamanico, i colpi in testa, le costole fratturate
Di certo, e viene confermato anche oggi dalla Procura di Treviso, ad uccidere Alex sono stati dei colpi da corpo contundente, forse un bastone, all’altezza della tempia sinistra, che hanno portato alla sfondamento del cranio, e quelli che invece hanno interessato la parte sinistra del torace ed addome, che hanno sfondato la gabbia toracica con la frattura delle costole.
Alex stava seguendo un rito sciamanico nella chiesetta annessa all’abbazia quando, secondo i testimoni sentiti ieri dai Carabinieri, si sarebbe allontanato, dopo qualche attimo di meditazione davanti a un fuoco, diviso tra eccitazione e confusione. Uno stato mentale forse indotto da tisane e decotti preparati nel corso del rito. Una prima ingestione durante il giorno con conseguente bagno nel Piave assistito dalle altre persone partecipanti all’incontro ‘musica e medicina’. Poi la sera una seconda dose, la partecipazione – in disparte – al rito con incenso, musica e litanie.
Quindi l’allontanamento volontario, che ha fatto pensare ad una fuga e alla giustificazione del ritardo di almeno tre ore dell’allarme che ha fatto scattare le ricerca nella notte-alba del 30 giugno, fino al ritrovamento del cadavere il 2 luglio, in un isolotto sul Piave, quattro chilometri a valle, all’altezza delle grave di Ciano. La violenza quindi dovrebbe essere stata consumata proprio nello spazio tra abbazia, dove Alex è stato visto vivo, e il fiume.
Verso il Piave sarebbe stato seguito da due persone, un medico, Johnny Benavides, e il suo assistente, entrambi colombiani, che però al momento hanno fatto perdere le loro tracce. La domanda è se abbiano visto qualche cosa o se abbiano commesso qualche gesto volto ad offendere mentre Alex non era cosciente di sé. I due però per Andrea Zuin, il musicista che ha organizzato i riti, non sono “assassini o criminali” ma anzi persone che “hanno tutti i requisiti” per assistere persone eventualmente alterate sotto il profilo psichico dalle pratiche sciamaniche condotte dal gruppo.
Il medico Johnny Benavides e il suo assistente irreperibili, Andrea Zuin: ‘Non sono assassini’
Non è da escludere, visto lo stato di alterazione, l’incrocio con altre persone estranee a quanto accadeva all’abbazia di Vidor, che il 25enne avrebbe potuto incontrare considerato che la zona è spesso usata per incontri di persone che non vogliono essere viste per consumare alcool e droghe.
I legali della famiglia Marangon, Nicodemo Gentile, Piero Coluccio e Stefano Tigani, hanno chiesto “un momento di rispetto e comprensione, sia per la difficolta emotiva che caratterizza questo doloroso momento che per rispetto del segreto istruttorio che caratterizza queste delicatissime fasi di indagine” perché “è il momento di concentrarsi sui preparativi per l’ultimo saluto da dare ad Alex, e se e quando ci sarà necessità di parlare con i media, saranno loro a farsi avanti”.