Chiara Poggi avrebbe compiuto 44 anni il 31 marzo. Ne aveva 26 il 13 agosto 2007 quando è stata uccisa e il suo caso fa ancora discutere, con la Procura di Pavia che ha aperto una nuova inchiesta e indagato per omicidio in concorso Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, mentre il suo fidanzato dell’epoca Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’assassinio, chiede “verità” e che “emerga quanto non è ancora emerso”.
I genitori di Chiara Poggi: ‘Inopportune le insinuazioni su Sempio’
A ripetere ancora che “la verità sull’omicidio di Chiara è già scritta” sono invece i genitori della ragazza, Rita e Giuseppe, che non hanno lasciato la villetta di Garlasco dove è avvenuto l’omicidio “perché qui c’è” lei “e non potevamo abbandonarla. “Se vogliano fare accertamenti li facciano, ma la verità resta quella della sentenza definitiva contro Alberto Stasi” – hanno detto al Corriere della Sera, “molto amareggiati”.
“Non ci sembra né giusto né opportuno che questo signore se ne esca con delle dichiarazioni” che “rilasci interviste per dirsi innocente facendo insinuazioni sul DNA di Sempio. Vorremmo ricordare al mondo che lui è un detenuto condannato in via definitiva, una sentenza che tra l’altro ha provato a ribaltare più volte con revisioni e ricorsi senza mai riuscirci”. “E’ allucinante – ha aggiunto Rita – rivoltare la verità in questo modo”. Per loro non è giusto che Stasi parli, ma proprio oggi sono usciti stralci della lunghissima intervista che ha rilasciato alle Iene e che andrà in onda domani sera. Quanto sta succedendo per lui “è uno tsunami di emozioni”.
“Mi auguro che si possa arrivare alla verità, alla giustizia, per Chiara soprattutto, per la sua famiglia, per tutti quanti”. Per ora Stasi, che è in carcere a Bollate e accede al lavoro esterno in un ufficio, vive in “fiduciosa attesa”. “Quello che ho a cuore è che salti fuori la verità, che venga alla luce tutto quello che deve emergere, che non è ancora emerso. Nient’altro. Io, comunque, tra pochi mesi – ha ricordato – potrei anche essere definitivamente a casa; quindi, non sono questi pochi mesi che per me fanno la differenza, ho motivazioni più profonde, insomma, sarebbe molto più importante per me, per la mia famiglia e per Chiara, trovare la verità”.
Stasi: ‘Non si deve temere la verità, sogno una famiglia classica’
La speranza per i nuovi accertamenti sul materiale trovato sotto le unghie della ventiseienne viene dal fatto che con il suo DNA “è stato comparato e non è risultato quello. Quindi evidentemente – ha aggiunto – se è stata fatta una comparazione penso che si possa fare una comparazione. Non avrebbe senso richiedere una comparazione se non fosse in radice non comparabile”.
E su Sempio, che non ha dato il consenso al prelievo del DNA, cosa per cui è stato disposto il prelievo coatto, prima Stasi ha detto di essere “sempre assolutamente garantista”, però ha aggiunto di essere “comunque convinto che non si debba mai avere paura della verità e che quindi non ci sia motivo di sottrarsi a nessun tipo di accertamento della verità”.
Quello che gli ha tolto il carcere sono “molti anni di vita” che “non torneranno mai più”. Mai, ha assicurato, ha pensato di scappare perché “gli innocenti non scappano”. Poi parla dei suoi desideri una volta scontata la pena. “Ho progetti molto semplici, proprio da Mulino Bianco! Io vorrei una famiglia classica, quello che cerco è la tranquillità, ed è quello che poi alla fine ho sempre desiderato”.
Massimo Bossetti crede ad Alberto Stasi
Tra coloro che sono convinti dell’innocenza di Stasi c’è Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, che ha convissuto con lui per un periodo nel carcere di Bollate. “Ho convissuto momenti assieme con lui. Come si fa a non seguire il caso di Alberto Stasi, se ne parla giorno e notte nei tg e nelle trasmissioni, e meno male che se parla. Ricordiamoci sempre che in questa realtà carceraria esistono persone che hanno commesso un illecito, ma esistono purtroppo anche persone recluse da innocenti. Ma questo non interessa a nessuno” – ha detto a Telelombardia parlando di indagini fatte con il c..o. “Le nostre storie non sono così diverse”.