Alberto MichaelAlberto Michael

La mamma aveva lanciato un appello a Chi l’ha visto

Tragico epilogo per la scomparsa di Alberto Michael, il giovane di 18 anni scomparso lo scorso novembre da Calusco d’Adda. Il 24 marzo è stata confermata l’identità del corpo rinvenuto circa due mesi fa nel fiume Adda: si tratta del ragazzo scomparso dalla fine del 2024.

Il cadavere, inizialmente irriconoscibile, è stato identificato grazie a un esame odontologico accurato, che ha permesso di confermare l’identità attraverso il confronto dei dati dentali forniti dalla famiglia.

La scomparsa e gli appelli della famiglia

Alberto Michael, di origini nigeriane, era scomparso il 6 novembre 2024 da via Piave a Calusco d’Adda, al confine tra le province di Lecco e Bergamo. Alto 1,70 metri e del peso di circa 70 chilogrammi, il giovane indossava una giacca nera con cappuccio, una tuta dello stesso colore e scarpe Jordan Nike rosse e nere. L’ultimo avvistamento risale alla stazione ferroviaria locale.

Il suo telefono risultava spento e il ragazzo era privo di soldi, documenti e dei farmaci che avrebbe dovuto assumere regolarmente. La madre Agnes, disperata, aveva lanciato numerosi appelli sui social network e nella trasmissione Chi l’ha visto?, mentre l’associazione Penelope Lombardia si era mobilitata per diffondere la ricerca.

Il ritrovamento del corpo e l’indagine

Il corpo era stato scoperto il 31 gennaio scorso lungo le rive dell’Adda, ma lo stato di decomposizione avanzata aveva reso impossibile un’identificazione immediata. Solo grazie all’intervento dei sommozzatori di Treviglio e del nucleo speleo alpino fluviale dei vigili del fuoco è stato possibile recuperare i resti.

I Carabinieri di Merate hanno successivamente identificato il corpo mediante un confronto dentale dettagliato. Nonostante il riconoscimento, permangono ancora molti interrogativi sulle cause del decesso e sulle circostanze della scomparsa.

Dubbi e interrogativi ancora aperti

Restano numerosi i misteri da chiarire: come sia finito nel fiume, se si sia trattato di un incidente o di altro, e perché fosse privo di denaro, documenti e farmaci. Le autorità mantengono il massimo riserbo sulle indagini, mentre l’associazione Penelope Lombardia attende ulteriori sviluppi per fare piena luce su questa dolorosa vicenda.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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