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Si è lanciata dal balcone con la figlia, Giulia Lavatura: ‘Wendy non doveva vivere senza di me’

Ha programmato la sveglia alle 6:50, venti minuti prima di lanciarsi nel vuoto. “Wendy non doveva vivere senza di me, avevo premeditato tutto”. È iniziata così la confessione della madre che lunedì 8 gennaio si è lanciata dall’impalcatura del nono piano di un palazzo a Ravenna, uccidendo la figlia di 6 anni.

La mamma 41enne ha raccontato di aver premeditato tutto: ‘Avevo programmato la sveglia alle 6:50’

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Ravenna ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, per Giulia Lavatura Truninger, accusata di omicidio pluriaggravato della figlia Wendy e di uccisione di animali (nell’impatto è morta anche la barboncina di famiglia Gessy). La Procura sta valutando l’aggravante della premeditazione, dopo i risultati degli esami tossicologici dai quali potrebbe emergere l’utilizzo di sonniferi per stordire la figlia prima della tragedia.

La 41enne, durante l’interrogatorio di garanzia a seguito del fermo della polizia, scattato subito dopo il figlicidio, ha parlato per più di due ore, ricostruendo, davanti al sostituto procuratore Stefano Stargiotti, e al Gip gli attimi prima della tragedia.

Esami tossicologici per accertare se ha stordito la figlia con dei sonniferi, la ristrutturazione di una casa l’ultimo tormento

Il confronto è avvenuto nel reparto dell’Ospedale Bufalini di Cesena, dove la donna è tuttora piantonata in stato d’arresto, alla presenza dell’avvocato difensore Massimo Ricci Baccarini e dello psichiatra. Prima di buttarsi con la figlia e il cane dal palazzo di via Dario Dradi a Ravenna, Giulia Lavatura, aveva postato sul suo profilo social un messaggio delirante dove spiegava le motivazioni del suo gesto. Davanti ai magistrati e alla polizia giudiziaria, la donna ha ribadito le stesse motivazioni, scritte pochi attimi prima di buttarsi.

Sembrerebbe infatti, che la 41enne, già in cura nel centro salute mentale di Ravenna per alcune patologie psichiatriche, abbia raccontato che a farle scattare il delirio, culminato in omicidio, sia stato l’ennesimo pensiero che la tormentava: quello di una casa a Bagnacavallo, cointestata con il padre, da ristrutturare, utilizzando il Bonus 110, paure che aveva palesato anche al marito nel periodo di Natale, ma erano rimaste lettera morta perché l’uomo si trovava all’estero per lavoro.

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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