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10 Agosto 2022 - 3:19Secondo la relazione dei consulenti della Procura di Trieste Liliana Resinovich si sarebbe suicidata. Un’ipotesi che sia il marito, Sebastiano Visintin, che l’amico, Claudio Sterpin, hanno sempre bollato certi che la 63enne, ex dipendente della Regione, non si sarebbe tolta la vita.
Svolta nelle indagini per la morte di Liliana: la 63enne si sarebbe suicidata per i consulenti della Procura
“Dovevamo partire insieme” – ha ripetuto più volte il vedovo mentre il marito ha sempre raccontato di non aver notato atteggiamenti particolari della consorte. Dalle cinquanta pagine firmate dal professore di Medicina legale Fulvio Costantinides e dal medico radiologo Fabio Cavalli emerge che la donna si sarebbe tolta la vita al massimo tre giorni prima del 5 gennaio, giorno in cui è stato ritrovato il cadavere nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste.
La scomparsa della donna era stata denunciata il 14 dicembre 2021 con la donna che era uscita senza fede e cellulare. Liliana Resinovich si sarebbe tolta la vita soffocandosi con un sacchetto come evidenziato dalla consulenza della Procura di Trieste il cui esito è stato diffuso dall’Adnkronos. Dall’autopsia non sarebbero emerse “alcunché che concretamente supporti l’intervento di mano altrui nel determinare il decesso”. Inoltre è stato evidenziato che i sacchi che contenevano il corpo della donna sono poco compatibili con una morte violenta.
‘Alcunché supporta concretamente l’intervento di mano altrui nel determinare il decesso’
“Una morte per una possibile asfissia di questo tipo: se è vero infatti che basta l’inspirio per far aderire il sacchetto agli orifizi del volto cagionando deficit di ossigeno, tale aderenza può essere anche intermittente o addirittura non esserci essendo sufficiente per il soffocamento l’accumulo progressivo di anidride carbonica espirata ed il rapido consumo dell’ossigeno nel poco volume aereo offerto dal sacchetto” – scrivono i consulenti che, facendo riferimento all’autopsia, suggeriscono che il decesso sia avvenuto per asfissia “in uno spazio confinato (‘plastic bag suffocation’), senza importanti legature o emorragie presenti al collo”.
Gli esami tossicologici escludono l’assunzione di droga o farmaci. Non è da escludere che la Procura di Trieste decida di archiviare il caso.