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Giulia Cecchettin, Turetta ricostruisce i dettagli agghiaccianti dell’omicidio: ‘Sentiva un altro’

Da sinistra Giulia Cecchetin e Filippo Turetta

Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Volevo colpirla al collo, alle spalle, sulla testa, sulla faccia e poi sulle braccia. Era rivolta all’insù verso di me. Si proteggeva con le braccia dove la stavo colpendo. L’ultima coltellata che le ho dato era sull’occhio. Era come se non ci fosse più. Lo afferma Filippo Turetta, il giovane accusatore della morte di Giulia Cecchettin, nel verbale di interrogatorio al pm, reso noto ieri sera dalla trasmissione Quarto Grado di Rete 4. “L’ho uccisa perché’ voleva vivere senza di me”.

Giulia Cecchettin, i verbali di interrogatorio di Filippo Turetta a Quarto Grado

Nella confessione, resa al sostituto procuratore Andrea Petroni il primo dicembre scorso, Turetta ripercorre il suo legame con Giulia. “Ci siamo messi insieme nel gennaio 2022, abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto. C’era stata una mini crisi nel marzo 2023, ma dopo due settimane siamo tornati insieme”. Ricostruisce quindi la serata trascorsa al centro commerciale “La Nave De Vero” di Marghera, per fare shopping e cenare, fino alle 23:00.

“Siamo tornati verso casa di Giulia – ha proseguito – ma ci siamo fermati in un parcheggio a Vigonovo, per non farci vedere. Era successo altre volte, era d’accordo. Volevo darle un regalo, una scimmietta-mostriciattolo. Con me avevo uno zainetto che conteneva altri regali: un’altra scimmietta di peluche, una lampada piccolina, un libretto di illustrazioni per bambini. intitolato ‘I mostri si lavavano i denti’ Lei si è rifiutata di prenderlo. Abbiamo iniziato a discutere Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Stava creando nuove relazioni, si stava sentendo con un altro ragazzo, Eric. Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei. Che mi sarei suicidato. Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me. È scesa dalla macchina gridando ‘sei matto, vaff…, lasciami in pace ‘”. 

‘Mi ha detto che ero troppo appiccicoso con lei, le avevo portato una scimmietta mostriciattolo ma l’ha rifiutata’

Turetta racconta quindi che era “molto arrabbiato. Prima di uscire anch’io, ho preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore, l’ho rincorsa, l’ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Lei urlava aiuto e mi sono abbassato su di lei, le ho dato un colpo sul braccio. Mi pare di ricordare che il coltello si è rotto subito dopo”. Sarebbe quello il coltello trovato rotto in un parcheggio durante le prime perlustrazioni dopo la denuncia di scomparsa della ragazza.

Il racconto prosegue con il giovane che si riferisce di aver preso Giulia “per le spalle mentre era per terra. Lei resisteva. Ha sbattuto la testa. L’ho caricata sul sedile posteriore. In macchina lei ha iniziato a dirmi ‘cosa stai facendo? Sei pazzo, lasciami andare’. Era sdraiata sul sedile. Poi si è messa seduta e le ho messo lo scotch sulla bocca” – prosegue Filippo Turetta nell’agghiacciante racconto.

‘Avevo due coltelli: uno si è rotto dopo il colpo sul braccio a Vigonovo, l’ultimo fendente all’occhio’

“Non mi ricordo se se l’è tolto o è caduto da solo ‘perché’ non l’avevo messo bene, è scesa e ha iniziato a correre Anche io sono sceso auto dietro al sedile del guidatore. Avevo due coltelli nella tasca in auto dietro al sedile del guidatore. Uno l’avevo lasciato cadere a Vigonovo. Ho preso l’altro e l’ho rincorsa. Non so se l’ho spinta o è inciampata”. E qui la decina di coltellate che hanno ucciso Giulia. 

Giuseppe D'Alto
Giuseppe D'Alto
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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