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Crollo Vela Celeste a Scampia: la lite tra nuclei familiari sul ballatoio, il dramma, la protesta

La Vela di Scampia

La Vela di Scampia

 Il dolore e la speranza si intrecciano di nuovo a Scampia, periferia dannata di Napoli ancora una volta teatro di morte. A determinare il dolore per la scomparsa di un uomo di 29 anni e di una donna di 35 è stato il cedimento – per causa ancora da accertare – di un ponte-ballatoio al terzo piano della Vela Celeste, uno dei palazzoni anni ’60 divenuti simbolo del degrado in cui versa la periferia a nord di Napoli.

Crollo Scampia, la discussione per futili motivi al terzo piano della Vela Celeste e il crollo

La speranza invece è legata alle condizioni degli altri tredici feriti – sette i minorenni – tra cui due bimbe in prognosi riservata e altre due donne gravi: l’auspicio è che possano cavarsela. Decisive saranno le prossime ore. Accade tutto nella tarda serata di lunedì 22 luglio complice – secondo alcune testimonianze al vaglio degli inquirenti – un litigio per futili motivi tra nuclei familiari imparentati tra loro.

Sono circa le 22:30. In tanti, richiamati dagli schiamazzi, si accalcano sulla scala metallica, già fatiscente, che fa da spartiacque tra le due ali del fabbricato, una sorta di ponte ballatoio. Almeno quindici le persone che insistono sulla struttura che cede sotto il loro peso: si tratta di otto adulti e sette minorenni. Dal terzo piano, è un volo di diversi metri che si rivela fatale per Roberto Abbruzzo, 29 anni, che muore sul colpo. Non ce la fa neanche Margherita Della Ragione, 35 anni, morta all’arrivo in ospedale per arresto cardiaco. Sette le bimbe in codice rosso ricoverate all’ospedale Santobono: la più grande ha 10 anni, le due più piccole solo 2.

Due di loro – 7 e 4 anni – vengono ricoverate in prognosi riservata a causa delle lesioni multiple al cranio: sottoposte ad operazione, sono quelle che preoccupano di più. In ospedale finiscono anche sei adulti dai 23 ai 53 anni: due donne in particolare, secondo quanto pubblicato al Cardarelli, sono gravissime. L’edificio viene fatto evacuare, circa 800 persone. Per loro si apriranno le porte di casa di amici e parenti ma anche di scuole e palestre. Dagli sfollati la richiesta di poter accedere ad un alloggio vero e non di fortuna, magari sfruttando le case richieste alla camorra. E nel pomeriggio scatta l’occupazione della vicina università.

La protesta degli sfollati e l’occupazione dell’università

Tutto ciò in attesa che le verifiche tecniche predisposte restituiscano l’agibilità della struttura. La Vela Celeste è una delle ultime rimaste in piedi a Scampia dopo l’abbattimento delle altre Vele deciso per dare una sistemazione più dignitosa ai residenti e cancellare il marchio di ‘Gomorra’ dal quartiere. Appena ad aprile scorso è stato annunciato il piano di rigenerazione urbana dell’amministrazione comunale con i lavori di riqualificazione proprio della Vela Celeste finanziati per circa 18 milioni di euro. I primi lavori, effettuati a inizio anno, hanno riguardato il seminterrato e il piano terra.

“Ma non c’è nessuna relazione – rassicura il sindaco Manfredi – tra le attività in corso e il crollo che è avvenuto a quote alte”. Tesi invece portata avanti dagli abitanti: “con quei lavori -diconotremava tutto”. Unanime il cordoglio delle istituzioni. Dalla premier Meloni che si dice addolorata alla Presidente dell’Europarlamento Metsola, ai leader dell’opposizione Schlein e Conte, fino alle istituzioni locali: il presidente della Regione De Luca che, in visita all’ospedale Santobono, assicura aiuti alle famiglie e il sindaco Manfredi giunto sul posto in nottata assieme al prefetto Michele di Bari per coordinare i soccorsi.

Il sindaco Manfredi: ‘Nessuna relazione tra i lavori in corso e il crollo’

La Camera dei Deputati osserva un minuto di silenzio. La procura di Napoli, nel frattempo, ha aperto una indagine contro ignoti: crollo colposo e omicidio colposo le ipotesi di reato. “Non lasceremo soli gli abitanti di  Scampia” – assicura il sindaco Manfredi che ricorda l’obiettivo di terminare il progetto Vele entro il 2027. “Questa grande tragedia deve essere un’ulteriore spinta per andare avanti con il progetto di riqualificazione”. Nelle sue parole riecheggiano ancora una volta il dolore per la tragedia di oggi e la speranza per un futuro migliore. Quello cui hanno diritto gli abitanti di Scampia.

Giuseppe D'Alto
Giuseppe D'Alto
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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