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26 Aprile 2022 - 20:06di SALVATORE CALDARONE *
Nella nebulosa della diplomazia. Che partita sta giocando Roman Abramovich? L’oligarca russo, ex patron del Chelsea e icona dei milionari russi trasferitisi all’estero ad inizio secolo, è tra gli assoluti protagonisti della crisi ucraina. Un mediatore? Un emissario di Vladimir Putin? L’ uomo di “garanzia” per il gruppo di oligarchi che vivono in occidente e hanno palesemente interesse che il conflitto termini al più presto?
Al netto delle supposizioni restano i fatti sul terreno. Il primo aspetto, a balzare davanti agli occhi degli osservatori internazionali, è stata la condotta assunta dal milionario originario di Saratov. Dopo un’ intera vita passata a mantenere un basso profilo (le sue interviste con la stampa occidentale sono piuttosto esigue numericamente), l’ex proprietario del Chelsea sin dai primi colloqui negoziali ha esposto un inedito e sorprendente ruolo di primo piano. Non solo come rappresentante informale del Cremlino ma addirittura come “uomo di fiducia” per Kiev. Al punto tale che, sorprendendo gli stessi americani, Volodomyr Zelensky chiese a Washington di non sanzionare l’imprenditore russo.
Ucraina e Russia nei colloqui di pace: il ruolo di Abramovich nei negoziati in Bielorussia e Turchia
Roman Abramovich è stato presente sia ai summit diplomatici in Bielorussia, oltre che a quelli svoltisi più recentemente in Turchia. Vi è poi stato il colpo di scena del suo presunto avvelenamento, episodio che sarebbe avvenuto in circostanze poco chiare e mai del tutto confermato dalla rappresentanza di negoziatori ucraini presenti. Chi e perché avrebbe avuto interesse ad avvelenare Roman Abramovich? Ancora oggi, gli analisti occidentali non riescono a decifrare il suo ruolo sostanziale, obiettivi reali e strategia dell’oligarca russo. Soprattutto, ci si chiede se agisca autonomamente o per tutelare le istanze di colleghi imprenditori: russi? ucraini? Forse di entrambi i paesi..
Sofia Abramovich, la figlia dell’oligarca ed i messaggi pacifisti su Instagram
Nel marasma delle notizie che, da tutto il globo terracqueo, giungono dall’Ucraina ve ne è una passata relativamente in sordina. Nei primi giorni dell’invasione, sua figlia Sofia pubblicò una “story” su Instagram: nella stessa prendeva palese posizione contro lo scoppio delle ostilità. Un’esposizione pubblica non marginale, con tutte le implicazioni del caso. Una semplice coincidenza? Un gesto privo di significato politico? Se c’è un aspetto messo in risalto dal conflitto ucraino e’ proprio la natura multidimensionale dello stesso. Ed anche i social, a modo loro, si trasformano in un campo di battaglia.
* Editorial Advisor