Igor Tudor conosce molto bene la strada verso la Continassa, perché l’ha percorsa per un anno intero nella stagione 2020-2021. Era un ritorno in casa bianconera, all’epoca però come semplice secondo, il viceallenatore di Andrea Pirlo, con un ruolo inevitabilmente in ombra.
Thiago Motta, esonero comunicato a telefono
“Bentornato, Igor! Il Club ringrazia Thiago Motta e tutto il suo staff per la professionalità dimostrata e per il lavoro svolto in questi mesi con passione e dedizione, augurando loro il meglio per il futuro”. Così la Juventus sui propri profili social nell’annunciare il cambio sulla panchina alle 17:00 di domenica 23 marzo.
L’italo-brasiliano paga la sconfitta di Firenze, la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di delusioni, acuite dallo storico ko casalingo contro l’Atalanta a “completare” le figuracce (con annessa eliminazione precoce) in Champions League contro il Psv Eindhoven e in Coppa Italia contro l’Empoli dei giovanissimi. Un amore mai sbocciato.
Igor Tudor, dagli scudetti in bianconero al ruolo di vice con Pirlo
Ora toccherà a Igor Tudor rialzare i bianconeri. Adesso invece la Juve sarà tutta sua, almeno per i prossimi due mesi o poco più di stagione. Continua dunque la lunga storia d’amore tra il croato e i colori bianconeri, che comincia lontanissimo nel tempo: era il 1998, quando era un ventenne agli inizi della carriera. Torino e la Juve lo accolsero ragazzino, alla prima esperienza lontano dalla sua Croazia e dalla sua Spalato, per poi salutarlo uomo, nel 2005, con oltre cento presenze all’attivo e cinque trofei piazzati nella bacheca del club, dagli scudetti del 2001-2002 e 2002-2003, le Supercoppe Italiane del 2002 e 2003 e l’Intertoto del 1999.
Dopo un anno di Siena, fece il suo ritorno alla Vecchia Signora nella stagione più difficile della storia, quella della serie B del 2006-2007, senza però collezionare una sola apparizione, a causa di un lungo infortunio che lo tenne lontano dai campi. I colori della Juve però gli erano rimasti cuciti addosso, l’amore non era mai svanito e il sogno di tornare si realizzò parzialmente con l’annata insieme a Pirlo, che non andò come si sarebbe aspettato. “Non farò mai più il secondo nessuno” – disse Tudor dopo quell’esperienza, anche perché lui prima e dopo ha sempre fatto l’allenatore di ruolo.
Ha iniziato con l’Hajduk Spalato dopo aver fatto il collaboratore anche per la nazionale croata, poi ha girovagato tra Paok, Karabukspor, Galatasaray fino al ritorno in Italia, all’Udinese, nel 2018. È lì in mezzo che s’inserisce la parentesi come secondo di Pirlo, poi ha ancora guidato Verona e Marsiglia per arrivare alla panchina più recente, quella della Lazio, dov’è durato da marzo a giugno scorso. Proprio l’esordio con i biancocelesti, per uno scherzo del destino, fu contro la Juve, battuta 1-0 all’Olimpico.
L’esordio con il Genoa
Il suo primo ostacolo adesso sarà il Genoa, sabato allo Stadium: Tudor avrà sette giorni di tempo per preparare la sfida contro il Grifone, da non fallire. Poi ci saranno due mesi per conquistarsi il pass per la Champions League e magari ambire a un “posto fisso” in bianconero, visto che il contratto fino al termine di questa stagione ha tutti i contorni di un legame a “tempo determinato”. Per i discorsi di questo genere però ci sarà tempo: ora la missione di Tudor è quella di rialzare una Juve ferita e bastonata con sette gol in due partite.