Aggredito in un bar a Lanzarote, nelle Canarie, durante un banale diverbio, da alcuni giorni è in coma in un ospedale di Las Palmas, con il cranio spaccato. Salvatore Sinagra, 30 anni, di Favignana, lotta tra la vita e la morte, vegliato dal padre Andrea, pescatore delle Egadi, mentre nulla si sa ancora degli aggressori, nonostante il locale abbia un impianto di videosorveglianza.
Salvatore Sinagra è stato aggredito a Lanzarote: in coma da diversi giorni dopo l’operazione
Salvatore era uscito a fumare una sigaretta, quando qualcuno l’ha picchiato, probabilmente con una spranga o un tirapugni. Il giovane è stato sottoposto a un delicato intervento alla testa. “É stato operato alla testa ed è ancora in coma” – ha detto all’Agi il padre, Andrea Sinagra, che si trova in queste ore a Las Palmas. “La polizia sta indagando” su quanto accaduto, ha aggiunto il padre, che ha confermato di ave ricevuto assistenza dal consolato.
“La situazione è grave. Mio figlio è in coma che lotta tra la vita e la morte. Gli hanno spaccato il cranio, e non sappiamo nemmeno perché”: è disperato Andrea Sinagra. Nell’isola spagnola il giovane da qualche anno aveva aperto un bar, ma adesso aveva programmato di rientrare in Italia. “A marzo sarebbe dovuto tornare a Favignana. Invece, gli hanno rovinato la vita…” – racconta il padre raggiunto al telefono da LaPresse, mentre si trova a Las Palmas.
Sempre secondo il racconto del papà, il giovane siciliano sarebbe stato aggredito verbalmente senza un motivo da alcuni soggetti mentre si trovava in un bar, dove stava giocando a calcio balilla con degli amici. Gli stessi soggetti lo avrebbero poi aspettato fuori dal locale, aggredendolo con calci e pugni quando il giovane italiano è uscito a fumare una sigaretta.
Il 30enne aveva aperto un bar alle Canarie: il papà disperato, Favignana in apprensione
I familiari di Salvatore Sinagra sono arrivati a Lanzarote lunedì 27 gennaio, subito dopo aver appreso quanto accaduto al 30enne. “I medici hanno fatto tutto il possibile, lo hanno operato asportando l’ematoma e cercando di ridurre i danni cerebrali, ma ancora non si riprende. Un ragazzo bravo e solare” – continua il padre.
“Ora – aggiunge – a noi non resta che pregare e chiedere la verità: chiedo a quei testimoni che hanno chiamato l’ambulanza e la Guardia Civil, che prima si erano offerti di testimoniare e poi sono spariti, di parlare e dire ciò che hanno visto”. Sul caso indaga la polizia spagnola, mentre la famiglia si è anche rivolta al Consolato italiano.