Pakistan, uomo confessa di aver ucciso la figlia 13enne per i suoi video su TikTok

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Anwar ul-Haq, un uomo pakistano con cittadinanza statunitense, ha confessato di aver ucciso la figlia adolescente, Hira Anwar, perché disapprovava i contenuti che pubblicava su TikTok. L’omicidio è avvenuto martedì 28 gennaio a Quetta, nella provincia del Belucistan.

In un primo momento, il padre aveva cercato di depistare le indagini, sostenendo che la ragazza fosse stata uccisa da uomini sconosciuti. Tuttavia, dopo diversi interrogatori, ha ammesso la propria responsabilità, spiegando di aver agito perché trovava i video della figlia “discutibili”.

Un delitto d’onore? Le indagini della polizia

Secondo le forze dell’ordine, la famiglia di Hira, che aveva 13 anni, non accettava il suo stile di vita, il modo di vestire e la sua partecipazione a eventi sociali. Dopo aver vissuto per 25 anni negli Stati Uniti, la famiglia era recentemente tornata in Pakistan, dove le norme sociali sono molto più rigide.

Gli investigatori stanno valutando se l’omicidio possa essere classificato come un delitto d’onore, un fenomeno ancora diffuso nel Paese. Ogni anno, centinaia di donne vengono uccise da familiari che sostengono di agire per preservare l’onore della famiglia.

L’arresto del padre e del cognato

Oltre ad Anwar ul-Haq, anche il cognato dell’uomo è stato arrestato con l’accusa di complicità nell’omicidio. La polizia ha sequestrato il telefono della vittima, attualmente bloccato, per cercare ulteriori elementi di prova.

Le conseguenze legali e il precedente italiano

Dal 2016, la legge pakistana prevede l’ergastolo obbligatorio per i delitti d’onore, impedendo ai colpevoli di evitare la prigione attraverso il perdono dei familiari della vittima. Se riconosciuti colpevoli, il padre e il cognato di Hira rischiano dunque una condanna all’ergastolo.

L’episodio richiama altri casi simili, come quello avvenuto in Italia nel 2023, quando una coppia pakistana è stata condannata all’ergastolo per aver ucciso la figlia diciottenne, Saman Abbas, che si era opposta a un matrimonio combinato.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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