Morto Oliviero Toscani, mago controcorrente della fotografia: a 14 anni il primo capolavoro

Oliviero ToscaniOliviero Toscani

Se ne è andato il maestro della fotografia. Un artista dell’immagine, unico nel suo genere. Il fotografo Oliviero Toscani si è spento a 82 anni nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Cecina (Livorno) dove era stato trasportato per un peggioramento delle sue condizioni causato dall’amiloidosi, una rara malattia incurabile che gli era stata diagnosticata nel 2023.

Oliviero Toscani aveva 82 anni, la battaglia contro l’amiloidosi

Era stato lo stesso Toscani a renderla nota durante un’intervista concessa al Corriere della Sera dalla sua casa di Casale Marittimo, in provincia di Pisa, dove viveva dagli anni Settanta, spiegando tra l’altro di aver perso nell’ultimo anno 40 chili e di aver ragionato sul suicidio medicalmente assistito. Alla domanda se avesse paura della morte, il fotografo aveva risposto: “No, non ho paura, basta che non faccia male. E poi ho vissuto troppo e troppo bene, sono viziatissimo. Non ho mai avuto un padrone, uno stipendio, sono sempre stato libero”.

Toscani lascia la sua terza moglie, l’ex modella norvegese e sua agente Kirsti Moseng, da cui ha avuto tre figli, che si aggiungono ai tre frutto delle prime due relazioni. Milanese, figlio di Fedele uno dei fotoreporter storici del Corriere della Sera, Oliviero Toscani iniziò a lavorare per la pubblicità e per le più importanti riviste di moda, realizzando foto per le campagne di alcuni dei più noti brand della moda attingendo spesso ai temi sociali.

Il volto di Rachele Mussolini, la prima copertina a 14 anni

La sua prima foto a 14 anni accompagnando suo padre a Predappio per la tumulazione di Benito Mussolini, mentre Fedele Toscani fotografa interamente la cerimonia, il giovane Oliviero si sofferma sul volto dolente di Rachele Mussolini ed il ritratto finisce sul “Corriere”.

Dai condannati a morte sulla sedia elettrica al malato terminale di Aids. Geniale e provocatorio, ha firmato alcune delle campagne pubblicitarie più emblematiche e premiate (indimenticabile il suo lungo sodalizio con Benetton), finendo spesso al centro di accese polemiche.

Nel 2010 era stato nominato Accademico di onore dall’Accademia di belle arti di Firenze, e nel 2017 aveva ricevuto la laurea ad honorem da parte dell’Accademia di belle arti di Brescia. Nel 2019 aveva vinto il premio alla carriera dell’Art director’s club tedesco.

L’impegno nel sociale e le provocazioni

Un bacio sulle labbra tra una suora e un prete, contrasto di colori delle vesti, lei bianco lui nero. Tre cuori a vivo, nel senso proprio dell’organo che ci batte nel petto, e su ciascuno la scritta ‘white, black, yellow’. Ma anche, andando a ritroso, un famoso fondoschiena con mini shorts di jeans e celebre slogan, entrato nel linguaggio comune, ‘Chi mi ama, mi segua’. Sono solo tre esempi del genio – comunque controverso, sempre fieramente e ostentatamente controcorrente.

Ha affrontato, con uno spirito di denuncia, temi come il razzismo, la violenza, la religione, i migranti, la disabilità, il sesso, la fame, la guerra, la pena di morte, l’anoressia, la violenza, l’Hiv, l’integrazione e l’inclusività.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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