“Quando ci sono persone che fanno manifestazioni per chiedere giustizia e verità per mio figlio, non devono fare casino né cose brutte. Per favore, fate manifestazioni con calma, nelle quali si cammina e basta, pacifiche”. Con queste parole, Yehia Elgaml, padre di Ramy, ha preso le distanze dagli scontri avvenuti sabato 11 gennaio a Roma e Bologna nei cortei organizzati dal Coordinamento Antirazzista italiano in memoria del 19enne morto a Milano lo scorso 24 novembre durante un inseguimento con i carabinieri.
Yehia Elgaml: ‘Basta violenze in nome di Ramy’
Esprimendo “fiducia” nella Repubblica italiana e nel presidente Sergio Mattarella, il padre del giovane ha poi ribadito che “c’è qualche carabiniere sbagliato, ma gli altri sono bravi. Io – ha detto – ho fiducia nei carabinieri bravi, non in quelli sbagliati . Non fate casini contro la polizia, perché la polizia difende la sicurezza in tutta Italia.
Quando ci sono ragazzi che fanno manifestazioni per la giustizia di Ramy , fatele solo pacifiche. Tramite l’avvocato Barbara Indovina, la famiglia di Ramy Elgaml ha fatto sapere che condanna “fermamente tutte le forme di violenza” che si sono verificate nelle manifestazioni. La perdita del 19enne è “un dolore grande, indescrivibile. Il nostro unico desiderio – hanno detto – è che la giustizia sia fatta senza alcuno sfruttamento o manipolazione. Siamo profondamente rattristati e preoccupati nell’apprendere che il nome di Ramy viene utilizzato come scusa per atti di violenza”.
Ramy, per la famiglia deve essere “un simbolo di unità, non di divisione o distruzione. Il nostro appello è rivolto a tutti coloro che scelgono di onorare la sua memoria: fatelo in modo pacifico e costruttivo, attraverso il dialogo e il rispetto reciproco. Inoltre – si legge sempre nella nota diffusa dal legale -, ci dissociamo da qualsiasi utilizzo politico del nome di nostro figlio Ramy era un ragazzo pieno di vita, amato dalla sua famiglia e dai suoi amici, e non vogliamo che la sua figura venga strumentalizzata per fini che non hanno nulla a che fare con la nostra richiesta di verità e giustizia per cui abbiamo riposto massima fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine”.
‘Simbolo di unità e non di distruzione’
A prendere le distanze da quanto accaduto è stato anche Aly Harhash, presidente della comunità egiziana: “Non c’entriamo niente. Però le autorità dovrebbero parlare con queste persone per capire da dove arriva quella rabbia. L’Arma dei carabinieri, inoltre, “dovrebbe fare le condoglianze. Soltanto per umanità. È un padre che ha perso un figlio, l’Arma dei carabinieri dovrebbe stargli vicino”.