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Turetta in aula, sguardo basso e lacrime: ‘Volevo rapire Giulia, stare un po’ insieme e farle del male’

Filippo Turetta in aula durante l'udienza sull'omicidio di Giulia Cecchettin

Ha lasciato per la prima volta il carcere di Verona dopo l’arresto in Germania del 19 novembre 2023 ed ha parlato davanti ai giudici della Corte d’Assise di Venezia durante l’udienza di venerdì 25 ottobre per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Filippo Turetta, scortato dalla polizia penitenziaria, era vestito con pantaloni neri ed una felpa grigia con cappuccio, in mano una cartellina con alcuni documenti.

Giulia Cecchettin, Filippo Turetta ha ricostruito l’omicidio senza mai incrociare lo sguardo del papà della vittima

Prima di sedersi accanto al legali di fiducia, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, ha girato un paio di volte il capo guardandosi attorno, incrociando lo sguardo con il collegio presieduto da Stefano Manduzio, e apparentemente non notando la presenza di Gino Cecchettin che l’ha rivisto per la prima volta dall’omicidio della figlia. Sul bavero della giacca la spilla con l’immagine della figlia. Assente Elena Cecchettin che ha riferito sui social che ha incubi da 11 mesi e che deve prendersi cura di se stessa.

Poi ha iniziato a ricostruire il delitto partendo da quel foglietto stilato nei giorni precedenti al delitto. ”Ho pensato di toglierle la vita.  ”Quella sera scrivendo quella lista ho ipotizzato questo piano, questa cosa, di stare un po’ insieme e di farle del male” dice dal banco degli imputati ”Ero arrabbiato, avevo tanti pensieri, provavo un risentimento che avessimo ancora litigato, che fosse un bruttissimo periodo, che io volessi tornare insieme e così…non lo so…in un certo senso mi faceva piacere scrivere questa lista per sfogarmi, ipotizzare questa lista che mi tranquillizzava, pensare che le cose potessero cambiare” – ha riferito nel rispondere alle domande del pm  Andrea Petroni. “Avevo questi pensieri ed ho ipotizzato di rapirla e stare qualche tempo un po’ insieme e poi farle del male”.

Filippo Turetta durante l'udienza
Filippo Turetta durante l’udienza

La lista scritta prima del delitto, le bugie del primo interrogatorio

L’imputato ha quindi spiegato di aver scritto la memoria depositata al processo e le lettere precedenti “in più volte nel tempo, ricostruendo quanto era accaduto, per mettere ordine. Ho cominciato a febbraio-marzo, e ho proseguito tutta l’estate, fino a questi giorni. Prima ho scritto di getto, poi ho riletto e messo in ordine quelle parti che di getto non avrei potuto scrivere”.

Poi ha ammesso di aver detto una serie di bugie nel primo interrogatorio e di aver premeditato il delitto. In particolare quando raccontò al pm di avere acquistato lo scotch nei giorni precedenti all’omicidio per la festa di laurea di Giulia Cecchettin. Il nastro adesivo, in realtà, gli sarebbe servito per far tacere la ragazza. “Nella lista scrissi che avevo bisogno di due coltelli per avere più sicurezza” – ha aggiunto.  ‘

Ho ipotizzato di rapirla in macchina, di allontanarci insieme verso una località isolata così sarebbe stato possibile stare più tempo insieme e sarebbe stato più difficile trovarci, dopo inevitabilmente saremmo stati trovati. Poi aggredirla e togliere la vita a lei e poi a me…alla fine è per questo che ho cercato quei luoghi isolati”. Sull’aggressione mortale ha un ricordo in particolare.  “Forse l’ho colpita” con il coltello, “non ricordo, non lo so. Per farla stare ferma l’ho colpita, ricordo come un flashback un colpo sulla coscia. Non ricordo quante volte, almeno una volta l’ho colpita poi non so dire quanto e dove…non guardando bene, davo colpi a caso”.

‘Come un flashback ricordo un colpo alla coscia, poi a a caso’

È nell’area industriale di Fossó (Venezia) che Giulia Cecchettin, che tenta la fuga, viene accoltellata a morte. ”Non lo so in quel momento lì, non lo so…lei si opponeva, non sarei riuscito mai a riportarla dentro in macchina ”. Parole che pronuncia con lo sguardo basso mentre Gino Cecchettin ha lo sguardo fisso sull’assassino reo confesso di sua figlia.

Inizialmente Filippo Turetta non ha mai pronunciato il nome di Giulia poi è scoppiato a piangere. “É difficile in questo momento -dice rispondendo all’avvocato di parte civile Nicodemo Gentile – Volevo tornare assieme a lei, soffrivo molto e provavo risentimento verso di lei. Avevo rabbia perché soffrivo di questa cosa, e questo mi ha sconvolto” – ha riferito.

Gino Cecchettin ha lasciato l’aula in anticipo: ‘Ho capito chi è Filippo Turetta’

“Volevo che il nostro destino fosse lo stesso per entrambi e quindi… io penso sia questa la verità – ha aggiunto- In macchina abbiamo litigato perché volevo tornare insieme, così come avevo fatto nei giorni precedenti, anche in chat. Penso di aver preso il suo cellulare e di averlo spento e allontanato da lei per impedirle che chiamasse aiuto”. Prima che prendesse la parola la difesa dell’imputato Gino Cecchettin ha deciso di lasciare l’aula. ”Sapere gli ultimi momenti della vita di Giulia” è stato il momento più delicato dell’udienza. Ho capito benissimo chi è Filippo Turetta, non ho bisogno di restare, per me è chiarissimo e per me la vita del prossimo è una cosa sacra”.

Redazione
Redazione
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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