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Filippo Turetta scrisse una lettera ai genitori dopo l’arresto: le parole su Giulia e i tentativi di suicidio

Da sinistra Giulia Cecchetin e Filippo Turetta

“Capirei e accetterei se voi voleste dimenticarmi e rinnegarmi come figlio, vi ho già causato troppo dolore e sarebbe probabilmente la scelta migliore. Non so se ho ancora il coraggio di guardarvi in ​​faccia”. Sono le parole che Filippo Turetta reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin, ha scritto in una lettera ai genitori – allegata agli atti del processo – pubblicata oggi dal sito del Corriere della Sera.

Filippo Turetta scrisse una lettera dal carcere di Halle: ‘Capirei se voleste rinnegarmi come figlio’

Uno scritto inviato mentre era ancora nel carcere di Halle, dopo la cattura in Germania, a fine novembre 2023. E di Giulia scrive:  “Ho perso la persona più importante della mia vita, la persona che è tutto per me e cui da due anni penso ininterrottamente ogni giorno, la persona più bella e speciale. Tutto questo per colpa mia”. Nel testo, agli atti del processo, Filippo non scrive mai il nome di Giulia. “Adesso sono nel carcere di Halle. Mi sono fatto arrestare l’altra sera a lato di un’autostrada in Germania. Non riuscivo più a suicidarmi, e dopo giorni ho deciso di costituirmi” – scrive a mano il ragazzo nella missiva ai genitori.

“Ho un po’ di paura a tornare in Italia anche per questo. Non sapevo e non avrei mai immaginato tutto questo sarebbe diventato così famoso in Italia e questo mi fa tanta paura. Ho generato tanto odio e rabbia. E me li merito, sì … ma tutto questo è terribile. Ho peggiorato il mondo in qualche modo. Mi merito tutto questo dopo quello che ho fatto Non sono neanche riuscito a uccidermi. Vivrò la mia intera vita in carcere adesso”. Nella missiva Filippo Turetta ha spiegato che voleva togliersi la vita dopo aver ucciso Giulia Cecchettin.

 “Tutti questi giorni che sono scomparso io non volevo fuggire o scappare o altro. Desideravo solamente riuscire ad uccidermi in qualche modo. Sono un codardo e debole e purtroppo non ce l’ho fatta. Ho provato a soffocarmi con un sacchetto di plastica in testa ma all’ultimo lo ho strappato. Volevo fare un incidente mortale, un frontale, con qualche muro o albero, che non mi lasciasse scampo ma neanche in questo sono riuscito” – si legge nella lettera che Turetta ha scritto nel carcere di Halle.

‘Ho perso la persona più importante della mia vita, desideravo uccidermi ma sono un codardo e debole’

“Ho guidato moltissimo, avrò percorso centinaia di chilometri in pochi giorni ma ogni volta che acceleravo poi o frenavo o sterzavo senza risultato desiderato. Non volevo neanche rischiare in nessun caso che voi foste responsabilità di pagare i danni o risarcire denaro e anche per questo non ho mai portato avanti. l’idea di buttarmi sotto un treno. Il metodo più frequenti e che mi sembrava essere il migliore era accoltellarmi. Invidio molto quelle persone perché hanno avuto un grande coraggio a fare un gesto simile”.

Redazione
Redazione
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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