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Tamberi replica alle critiche social: ‘Scrivere su Instagram l’ultima cosa che avrei voluto fare’

“Non riesco a guardare avanti: oggi mi sento perso, e con me Chiara“. Al tramonto di una giornata infinita e dolorosa, Gianmarco Tamberi non è più soltanto il campione deluso. Resta soprattutto l’uomo che sa di aver perso tre anni di vita, insieme alla moglie Chiara Bontempi.

L’azzurro ha chiuso la sua giornata infernale tra le lacrime dopo i tre errori a 2,27 (undicesimo con i 2,22 saltati al terzo tentativo) prima di incoraggiare il compagno Sottile che ha chiuso ai piedi del podio con 2,34.

Tamberi ha gareggiato a Parigi 2024 nonostante la colica renale e 10 ore di dolori lancinanti, le lacrime dopo gli errori a 2,27

“Ho dato tutta la mia vita allo sport, non merito tutto questo” – dice dopo aver chiuso undicesimo la finale olimpica dell’alto, che neanche avrebbe dovuto disputare, dopo 10 ore di dolori lancinanti per una colica renale. “Se penso che tre anni fa potevo farmi una famiglia..” – dice piangendo davanti alle telecamere, lui che con la compagna di vita aveva rinunciato a un figlio per non vedersi risucchiare le energie. E invece è una maschera disidrata, non solo di liquidi, quella che deve rispondere alle critiche di chi ha notato la frequenza di messaggi social nel giorno più duro.

“Capisco le critiche, ma in questi giorni ho ricevuto un’infinità di messaggi di incoraggiamento, a chiedermi oggi come stavo erano tantissimi: mi è sembrato rispettoso comunicare, non l’ho fatto ora per ora ma nei momenti di svolta. Vi assicuro che scrivere un messaggio su Instagram era l’ultima cosa che avrei voluto fare..”.

‘Non merito tutto questo dopo aver dato tutta la mia vita allo sport, se penso che tre anni fa potevo farmi una famiglia’

L’ha fatto con Chiara che gli stringeva la mano sull’autoambulanza. “Tutta la mia vita, tutte le nostre vite sono state dedicate allo sport. Lei è una grandissima donna, l’ho detto davanti a Mattarella alla consegna del tricolore. Tutte le scelte che abbiamo fatto sono state insieme, per inseguire questo sogno. Mi dispiace da morire per me e per lei” – aggiunge Gimbo.

“Avevo lavorato tanto per questa gara, sono sempre ipercritico, ma stavolta no. Non riesco a pensare, non solo al futuro, neanche a quel che e’ stato, altrimenti piango di nuovo”. Impossibile ora parlare di altre gare, di fine carriera, di nulla che non sia il suo enorme dispiacere. Però una spiegazione del nuovo attacco di colica la dà, è l’unica cosa che ricorda (“le parole di Barshim quando mi ha abbracciato? Sono sincero, non ricordo”).

“Alle 5-5:30 – racconta – mi sono svegliato con lo stesso identico dolore di una settimana fa: non volevo crederci. Ho sudato freddo per tre minuti, poi mi sono detto ‘stai tranquillo’. L’altra volta – dice – è durata un’ora e mezzo, sarà così anche questa. Invece, le fitte sono andate avanti 10 ore. Una cosa devastante, la può capire solo chi ne ha sofferto. Il dolore ti buca dentro. Ho vomitato due volte, e c’era sangue, avevo preso tante medicine. Ma l’antidolorifico no, è vietato” – ha spiegato.

‘Ho vomitato 2 volte e c’era sangue, i medici mi hanno detto che la situazione era grave ma che non succedeva nulla se gareggiavo’

“Poi sono andato dai medici, mi hanno detto che la situazione era grave ma se gareggiavo non mi succedeva nulla di particolare. Mi sono detto, sta a vedere che è un’opportunità, ma era solo un modo per non guardare in faccia la realtà”. “Il fatto è che io – conclude – ci credo sempre fino all’ultimo, e per questo do tutta la vita per lo sport: forse sbagliando, vista come è andata. Ti perdi tanto”.

Redazione
Redazione
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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