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Giulia Tramontano, Impagnatiello ricostruisce l’omicidio: ‘L’ho colpita alle spalle, era la donna della mia vita’

La sera del 27 maggio ho ucciso Giulia Tramontano“. Lo ha confermato lunedì 27 maggio in aula Alessandro Impagnatiello all’inizio dell’interrogatorio nel processo in cui è imputato per l’omicidio pluriaggravato, distruzione di cadavere di Giulia Tramontano e interruzione non consensuale di gravidanza.

Impagnatiello ricostruisce in aula il delitto di Giulia Tramontano: ‘Costruito un castello di bugie’, la mamma della vittima lascia l’aula

“La persona che ero in quel periodo non è quella che sono adesso. Sono qui oggi per dire la verità perché adesso sono lucido e consapevole rispetto alla persona che ero il primo giugno. Io a Giulia non ho mai fatto credere di essere pazza. Avevo costruito un castello di bugie in cui io stesso sono annegato”.  Pochi minuti dopo l’inizio della deposizione dell’imputato la madre di Giulia ha lasciato l’aula visibilmente provata. 

Impagnatiello ha spiegato che quando la fidanzata lo contattò per raggiungerlo all’Armani caffè per un confronto dopo aver scoperto la sua relazione parallela decise di sottrarsi a quel faccia a faccia perché “avevo una certa reputazione e non volevo rischiare l’umiliazione che sul posto di lavoro avrebbe fatto crollare” l’idea che i colleghi “avevano di me”. L’imputato ha spiegato di aver avvertito emozioni contrastanti alla gravidanza di Giulia Tramontano. “Da una parte la gioia di costruire una famiglia, dall’altra delle motivazioni personali e di coppia che ostacolavano un po’ la nostra relazione”.

‘Decisi di sottrarmi al confronto perché non volevo rischiare l’umiliazione sul posto di lavoro’

Una gravidanza comunicata dalla 29enne “a fine novembre del 2022”, mentre l’altra donna del barman, la collega di lavoro con cui ha una relazione parallela, “annuncia la sua gravidanza (interrotta) “a inizio del 2023”. Notizia che spaventò l’imputato: “Giulia iniziava a lamentare particolarmente la mia forte presenza a lavoro, io ci tenevo alla carriera”. All’amante Impagnatiello riferì una serie di menzogne: “le dissi che non ero io il padre. Per continuare a mantenere queste due strade le dissi che ero vicina a Giulia per supportarla, le dissi che aveva problemi, difficoltà, era instabile”.

Poi la ricostruzione dell’omicidio di Senago. “Non c’è stata occasione per Giulia per difendersi” – ha subito precisato sottolineando che la fidanzata le aveva ripetuto che non le avrebbe mai fatto vedere il figlio (Thiago). “Era la donna della mia vita, sarebbe tornata a Napoli e di quel bambino non avrei più avuto notizie”. Poi il delitto alle 19:35 del 27 maggio. “Giulia stava preparando qualcosa per sé quando ho sentito un piccolo lamento perché si era tagliata un dito. Le chiesi se avesse bisogno di aiuto ma non mi rispose. L’avvicinai, ma continuava a non rispondere come se non esistessi”.

‘Era la donna della mia vita, sarebbe tornata a Napoli e io non avrei più visto Thiago’

E ancora: “Lei era piegata in sala e io sono andato verso la cucina dove c’era questo coltello, mi posizionai immobile alle spalle di Giulia in attesa che si rialzasse e quando lo ha fatto, verosimilmente per tornare in cucina, l’ho colpita. L’ho colpita all’altezza del collo ma il numero di colpi non li so“. Poi il tentativo di occultare il cadavere. “Era come se cercassi di nascondermi, avvolto completamente da uno stato di insensata follia. Di pazzia totale. Tentai di far sparire il corpo di Giulia, tentai di dare fuoco al corpo di Giulia” – ha riferito durante la deposizione in aula.

“Tentai di farlo nella vasca, poi dal bagno al box”, in mezzo a queste “azioni confusionarie e illogiche” era “come se una parte di me cercasse aiuto, cercasse di essere vista da qualcuno”. “Spostai il suo corpo attraverso quattro rampe di scale – prosegue visibilmente emozionato, ma sempre lucido – poi ho risposto ad alcuni messaggi di Allegra, risposi alla videochiamata mentendole su dove si trovasse Giulia”.

La ricostruzione del delitto: ‘Mi posizionai immobile alle spalle di Giulia in attesa che si rialzasse e quando si è rialzata l’ho colpita’

Poi le puntualizzazioni sulla scena del crimine in risposta alle domande del pm Alessia Menegazzo. “Il tappeto non era presente perché il giorno prima l’aveva messo in lavatrice. Il divano é sempre rimasto lì e non è stato coperto. Il divano l’ho spostato solo per pulire e anche il tappeto, che era steso fuori, l’ho rimesso dopo aver sistemato l’appartamento”.  

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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