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26 Ottobre 2022 - 5:50Quella di assumere una badante è una decisione che raramente viene presa a cuor leggero.
È difficile accettare che un proprio caro non è più in grado di gestire le faccende quotidiane, specialmente se ciò comporta il rinunciare alla sua indipendenza. Eppure, a seconda dei casi, questa risulta essere l’unica via percorribile per tutelare la sicurezza e il benessere psicofisico dell’anziano, come anche l’equilibrio dell’intero nucleo familiare.
Quali sono, dunque, i “segnali” che rivelano la necessità di un aiuto esterno? Come scegliere la “formula” migliore tra badante a ore, badante convivente e ricovero presso una struttura?
Dal canto nostro, proviamo a ragionare insieme su questi ed altri aspetti legati all’assistenza per gli anziani, in modo da chiarire eventuali dubbi e agire con la giusta consapevolezza.
Quando serve una badante: i segnali da monitorare
Vi sono persone che hanno la fortuna di oltrepassare la soglia dei settanta-ottanta, senza avvertire eccessivamente il peso dell’età. Altre, invece, spesso a causa di patologie croniche e/o degenerative, come anche di infortuni o incidenti domestici, finiscono per giungere a un punto in cui diviene impossibile fare a meno di una badante.
Pertanto, chiunque abbia un genitore o parente in età avanzata, soprattutto se vedovo, separato o, comunque, da solo in casa, dovrebbe prestare attenzione ai seguenti segnali:
- perdita o aumento di peso;
- scarsa igiene personale;
- casa sporca e/o in disordine (es. accumulo di spazzatura, cibi scaduti in frigo, ecc.);
- posta non ritirata (es. multe o bollette non pagate);
- isolamento e perdita delle relazioni sociali.
Quelli appena elencati costituiscono dei veri e propri “campanelli di allarme”, che dimostrano chiaramente che qualcosa non va. La persona in questione, infatti, potrebbe aver sviluppato una forma iniziale di demenza senile o Alzheimer, oppure vivere un disagio psicologico (ad esempio: ansia, insonnia, depressione, ecc.) che la porta a trascurare vari aspetti della quotidianità, come appunto l’alimentazione, le faccende domestiche o i doveri burocratici.
Massima attenzione, poi, va data a comportamenti bizzarri o potenzialmente dannosi: dalla mancata assunzione di farmaci (o, al contrario, un consumo eccessivo rispetto alle dosi prescritte dal medico) alla perdita di orientamento (un classico esempio è l’anziano che si perde durante un tragitto familiare, come quello da casa al supermercato o alla chiesa).
In questi ultimi casi, è necessario intervenire tempestivamente: il rischio che si verifichino cadute, infortuni, incidenti domestici ed altre situazioni spiacevoli, infatti, è molto elevato.
Badante a ore o convivente H24: quale scegliere?
Una volta compreso il bisogno di assumere una badante per assistere un proprio caro anziano, è il momento di valutare quale “formula” sia più indicata per la situazione.
Esclusa la possibilità di ricovero presso una casa di riposo, rimangono infatti due opzioni:
- badante a ore;
- badante convivente a tempo pieno.
La badante a ore è preferibile in due casi: per soggetti autosufficienti che necessitano soltanto di un aiuto per sbrigare le faccende quotidiane (ossia, ad esempio, per fare la spesa e il bucato, riordinare la casa, ritirare le ricette mediche, ecc.) o per coprire eventuali “buchi” nel corso della giornata (ad esempio, gli orari di lavoro del caregiver o la fascia notturna).
Di contro, la badante convivente è una scelta molto più “intrusiva” per la privacy dell’anziano e anche più dispendiosa dal punto di vista economico. Nella maggioranza dei casi, si utilizza la formula “vitto e alloggio”, mentre il compenso può essere concordato in base alle mansioni da svolgere e al livello di specializzazione richiesto (ad esempio, le tariffe salgono se, tra i vari compiti della badante, vi è anche la somministrazione di farmaci o terapie).
Infine, affinché la presenza della badante – soprattutto se a tempo pieno – sia accettata di buon grado dal soggetto assistito e dal resto della famiglia, evitando possibili tensioni nei mesi a venire, è consigliabile un atteggiamento di apertura e coinvolgimento sia nelle decisioni pratiche (numero di ore, mansioni, ecc.), sia nel processo stesso di selezione.