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Silvia Cipriani, Valerio Cipriani rompe il silenzio a Quarto Grado: ‘Essere dipinto così fa male’

Ha rotto il silenzio Valerio Cipriani, indagato per l’omicidio della zIa, Silvia Cipriani, i cui resti sono stati rinvenuti nei boschi di Montenero il 28 settembre dopo 70 giorni di ricerche.

Il nipote di Silvia Cipriani ha raccontato gli ultimi contatti con la zia prima della scomparsa a Quarto Grado

In un’intervista rilasciata a Quarto Grado (in onda il 14 ottobre) si è soffermato sugli ultimi contatti con la 77enne prima che se ne perdessero le tracce – il 22 luglio – ribadendo di non essere in alcun modo coinvolto nella morte dell’ex postina di Cerchiara. “L’ho vista la domenica prima era normale così come il giovedì prima della scomparsa. La telefonata è stata breve, mi ha chiesto notizie di Tamara.

Le nostre telefonate non erano lunghe, ci sentivamo ogni due giorni ed ero tranquillo in quanto lì c’era zio Leonino ed eravamo d’accordo che se c’era qualcosa mi avrebbe fatto uno squillo” – ha spiegato Valerio Cipriani che ha riferito che non era a conoscenza della visita prenotata dalla zia.

‘Ci siamo sentiti fino al giovedì, mi sono agitato quando non l’ho trovata nella casa di Rieti’

“Quel sabato mi ha avvisato proprio Leonino. Ero dai suoceri, mi chiama sul cellulare alle 16:30 e mi dice tua zia non c’è ed il cancello elettrico è aperto… si chiude automaticamente. Ho pensato si trovasse a Rieti e la chiamavo mentre la raggiungevo in via delle Orchidee dove pensavo fosse. La cosa strana è che lei essendo molto metodica parcheggiava sempre allo stesso punto e non vedendola sono andato dai vicini di casa. Avevo un certo timore e, non sapendo cosa avessi potuto trovare, sono entrato con loro nell’abitazione ma era tutto in ordine ma lei non c’era”.

Silvia Cipriani

Il nipote di Silvia Cipriani ha spiegato di essersi concretamente preoccupato a quel punto e di essersi recato in ospedale. “Mi sono agitato ed ho fatto il giro degli ospedali. Ho visto anche nel parcheggio, pensavo l’avessero ricoverata senza dirmi nulla. Poi ho fatto chiamare anche a mio cognato che lavora con le ambulanze per capire se fosse stata portata in qualche ospedale della zona”. Valerio Cipriani ha spiegato che alla zia piaceva vivere con i suoi animali nella casa di Cerchiara e non nell’abitazione di via delle Ginestre a Rieti.

“Il telefono l’aveva lasciato in casa senza suoneria. Lei lo portava sempre con sé ed anche questo è molto strano. Inoltre c’era una bustina con un regalo di un centinaio di euro per il compleanno di una parente ed in un’altra bustino quello che restava della pensione” – ha aggiunto il nipote della 77enne che ha spiegato che la congiunta viaggiava sempre a velocità sostenuta nonostante la strada non lo permettesse e che ha inizialmente pensato ad un incidente. “Papà la chiamava Speedy Gonzales”. L’uomo ha mostrato le foto della zia che teneva in braccio il figlio.

Il cellulare rimasto sul tavolo e quel che retava della pensione in una bustina

“Era felice e lo teneva stretto. Lei era una persona semplice ed amava la sua autonomia. Era molto metodica, si alzava presto per gli animali, mangiava a mezzogiorno ed andava a dormire dopo il telegiornale” – ha aggiunto Valerio Cipriani che ha spiegato che la zia rientrava nell’abitazione di Rieti solo per “fare la lavatrice”. “Lei non mi ha mai detto nulla circa un presunto tesoretto.

Aveva una pensione ed aveva avuto accesso ad un piccolo finanziamento per aggiustare un casale lì intorno. Penso che se una persona ha soldi da parte non chiede finanziamenti” – ha sottolineato prima di parlare dell’inchiesta che lo vede coinvolto.

Valerio Cipriani: ‘Mi sento male quando mi dicono che ho ucciso mia zia’

“Non l’ho presa particolarmente bene, soprattutto per questo rapporto che avevo con mia zia. Sembra essere quasi un’ironia della sorte visto il legame che avevo con lei. Mi sento male quando mi dicono che ho ucciso mia zia… Essere dipinto così fa male, c’è molto dispiacere e basta. Spero che la verità venga a galla quanto prima” – ha chiosato il nipote di Silvia Cipriani.

Redazione
Redazione
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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