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7 Ottobre 2022 - 18:43La letteratura non è solo costruzione di senso, lettura critica della realtà, ma anche esplorazione delle possibilità giocose insite nel linguaggio. Ricettivi al gioco di parole, aperti a ogni suggestione linguistica con la stessa curiosità dei bambini, partiamo come viaggiatori all’avventura per esplorare la casa labirintica del linguaggio.
L’enigma ci dice che la parola può essere usata anche per gioco. E in effetti da questo punto di vista il linguaggio ci regala la scoperta di sentieri poco battuti: le filastrocche per bambini, gli indovinelli e gli stessi enigmi ci mostrano un uso ludico della parola. Giocare con le parole è pratica antica quanto l’uomo, basti pensare che il primo indovinello che si conosca risale al secondo millennio avanti Cristo: “E’ gravida senza concepire, ingrassa senza mangiare. Oppure un altro bello enigma è di Giulio Cesare Croce (1550-1609): “Sospesa in aria sto, né tocco nulla”. A fine articolo potete leggere le soluzioni. Molto noto anche l’indovinello veronese che è il primo testo conosciuto scritto in volgare italiano nel IX secolo da un ignoto scrivano. Eccolo:
Se pareba boves
alba pratalia araba
albo versorio teneba
negro semen seminaba
Gratias tibi agimus omnipotens sempiterne deus
Traduzione:
Spingeva avanti i buoi (le dita)
solcava arando un campo bianco (la carta)
e teneva un bianco aratro (la penna d’oca)
e seminava nero seme (l’inchiostro)
Ti ringraziamo, Dio onnipotente ed eterno
Ad una prima traduzione letterale parrebbe la descrizione di uno scenario agreste, in realtà vi è sotteso una sorta di gioco enigmistico la cui soluzione, che non manca di divertire, è la seguente: “Teneva davanti a sé i buoi = le dita della mano / e arava i bianchi prati = le pagine bianche di un libro / e aveva un bianco aratro = la penna d’oca per scrivere e un nero seme seminava = l’inchiostro”.
Insomma questo autore col gusto della celia, probabilmente in momento di pausa dalla scrittura presso lo scriptorium, aveva voluto raccontare il momento iniziale del processo della scrittura paragonandola al lavoro contadino.
Enigmi e indovinelli
L’indovinello fa riferimento a una certa cultura e a una certa tradizione di modo che possa fornire gli elementi per trovare la soluzione. L’enigmistica è nota al grande pubblico soprattutto per i cruciverba. Anche oggi alcuni programmi televisivi in qualche modo perpetuano la memoria degli indovinelli e degli enigmi calandoli nella cultura del nostro tempo. In effetti tra l’enigmistica e la letteratura sussiste un rapporto che si evidenzia soprattutto con l’enigma classico che è formulato in maniera elegante e quindi vi si ravvisa una certa letterarietà.
Enigmi antichi celebri
Alle porte di Tebe vi è una creatura che potremmo definire enigmatica, come tutto il resto d’altronde, che presenta corpo di leone, testa di donna, ali e piume di uccello. E’ questa la Sfinge che rivolge ai viandante un enigma. La posta in gioco è alta. Chi la affronta ma non riesce a risolvere l’enigma è scaraventato dalla rupe. E dunque questo il celebre enigma. “Qual è l’essere che di mattina ha quatro zampe, di giorno ne ha due, di sera ne ha tre?” E’ l’uomo come sappiamo. Una caratteristica dell’enigma è che chi pone la domanda conosce la risposta, ma la pone per valutare il sapere altrui. L’enigma presenta un carattere di sfida. Sia l’enigma che l’indovinello si pongono con un linguaggio allusivo e l’allusione è una cifra del testo letterario che quindi l’interlocutore deve essere in grado di decifrare e sciogliere. Gli indovinelli, a differenza degli enigmi, riguardano soprattutto il folklore popolare.
Uno dei primi giochi di parole nella letteratura lo troviamo nell’Odissea, libro nono. Prima di porre in atto il suo inganno che gli permetterà di mettersi in salvo e abbandonare l’isola coi compagni, questa è l’arguta risposta di Ulisse a Polifemo quando gli viene chiesto chi è: “Ciclope, domandi il mio nome glorioso? Ma certo, lo dirò; e tu dammi il dono ospitale come hai promesso. Nessuno ho nome: Nessuno mi chiamano madre e padre e tutti quanti i compagni”. Vi è poi la leggenda secondo cui Omero morì per non aver saputo risolvere l’indovinello postogli da alcuni pescatori a riva. “Quel che abbiano preso lo lasciamo quel che non abbiamo preso lo teniamo”. Perfino Gesù fonda la chiesa, la nuova comunità di credenti, con quello che potremmo considerare un gioco di parole: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Matteo 16,13-20. Non è affatto irrilevante che Gesù aveva cambiato nome a Simone chiamandolo Pietro.
Facendo un salto nel tempo e arrivando nel 900′, una sorta di enigma vi è anche in un racconto di Dino Buzzati che si tinge di venature angoscianti e spaventose. Nel racconto “Qualcosa era successo” tratto da La Boutique del mistero, Buzzati racconta di un treno che sfreccia ad alta velocità senza mai fermarsi. Passando da una stazione un passeggero si sporge dal finestrino e riesce a prendere al volo il giornale in edizione straordinaria, ma gli rimane in mano solo un frammento, ovvero le ultime quattro lettere del titolo di prima pagina: “ione”. Spetta al lettore quindi completare la parola, aprendo scenari piuttosto inquietanti.
L’enigmista, come lo scrittore di romanzi gialli, come il detective sulla scena del crimine, è fondamentalmente un ottimista che ripone fiducia nell’esistenza di un senso. Ogni enigma ha la sua soluzione. Se quindi anche l’esistenza ha senso, se la vita è un enigma ben congeniato e quindi vi è un cifratore, la soluzione quale che sia, c’è, è possibile decifrare un senso. Un giorno saremo noi stessi la risposta, il senso all’enigma della vita.
Soluzione degli enigmi
E’ gravida senza concepire, ingrassa senza mangiare. Soluzione: la nuvola.
Giulio Cesare Croce (1550-1609): “Sospesa in aria sto, né tocco nulla”. Soluzione: la terra.
Enigma di Omero. Soluzione: i pidocchi
Marco Troisi