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Pugile sudafricano morto, disperato l’avversario: ‘Messaggi terribili, non mi resta che il suicidio’

Non ce la faccio più. Una cosa mi resta: mi ucciderò. Anche i miei vicini hanno postato messaggi molto brutti su di me sui social media. Non sono più al sicuro”. Sognava il titolo per dare una mano alla famiglia e dare slancio alla sua carriera di pugile.

Il disperato sfogo di Siphesihle Mntungwa dopo la morte per emorragia di Simiso Buthelezi

Siphesihle Mntungwa sta vivendo un incubo dopo aver conquistato il titolo sudafricano dei pesi leggeri WBF per il tragico ritiro di Simiso Buthelezi, il 24enne deceduto dopo tre giorni di agonia al King Edward VIII Hospital di Durban. Il talentuoso pugile è stato stroncato da un’emorragia cerebrale. Una tragedia che lasciato il segno anche nell’avversario che era finito alle corde pochi istanti prima che l’avversario accusasse il malore che ha costretto l’arbitro a sospendere il match. Buthelezi stava colpendo a vuoto mentre Mntungwa si trovava di spalle.

‘Ho ricevuto pesanti critiche e ho ricevuto insulti sulle piattaforme dei social media quando Simiso è stato ricoverato in ospedale e la situazione è andata fuori controllo dopo la sua morte” – ha raccontato il pugile a Sowetan Live.

‘Non sono un assassino, volevo solo vincere per aiutare la mia famiglia’

“Non ho ucciso Simiso. Era un incontro di boxe, ma non una questione di vita o di morte. Tutto quello che volevo era vincere il titolo, che forse avrebbe contribuito a cambiare la mia vita e quella della mia famiglia” – ha spiegato Siphesihle Mntungwa.

“Sono l’unico a lavorare a casa, dove sto con mio fratello minore, mia zia ei suoi figli. Mia madre è morta quando avevo quattro anni; mio padre è ancora vivo ma non stiamo con lui. Quindi, vincere quel titolo mi avrebbe aiutato finanziariamente. Ma la gente mi ha bollato come un assassino“. L’atleta sta vivendo ore difficili per la gogna social che sta subendo dopo la tragica scomparsa del rivale.

Gogna social per il pugile sudafricano

“Senza dubbio la famiglia di Simiso sta soffrendo come qualsiasi altra famiglia che vive un dramma del genere. Simiso si era appena laureato in botanica e zoologia. La sua famiglia ha fatto enormi sacrifici per dargli la possibilità di finire gli studi. È triste e molto doloroso, ma non sono andato in quella boxe con l’intenzione di ucciderlo” – ha aggiunto nel suo disperato sfogo.

Redazione
Redazione
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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