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10 Novembre 2021 - 14:52Il dramma di Samantha D’Incà era iniziato il 12 novembre del 2020 per una caduta che le aveva procurato la frattura del femore. Quello che sembrava un intervento di routine è diventato un incubo per la 30enne di Feltre che dopo l’intervento è entrata in coma irreversibile. Uno stato vegetativo che ha portato i genitori della giovane ad iniziare una doppia dolorosa battaglia. Lo strazio di vedere la figlia attaccata ad una macchina in un letto di una Rsa di Belluno senza alcuna possibilità di riprendersi li ha spinti a chiedere al Tribunale di Belluno l’autorizzazione a staccare la spina. Samantha non aveva lasciato un biotestamento ma aveva espresso ai suoi genitori la contrarietà all’accanimento terapeutico.
Il calvario della 30enne Samantha D’Incà è iniziato nel novembre dopo una frattura al femore
Nelle scorse ore è arrivato il verdetto dei giudici che hanno accolto l’istanza. “Finalmente ci hanno creduto e ci concedono questo atto d’amore. Soffrire, a volte, è peggio che morire” – ha commentato Giorgio e Graziella D’Incà dopo la sentenza del Tribunale di Belluno con il giudice tutelare che ha autorizzato a staccare la spina motivando il provvedimento in dodici pagine. Una sentenza storica sulla delicata questione del fine vita. I genitori di Samantha D’Incà hanno vinto la loro battaglia giudiziaria dopo un lungo provvedimento.
Il tempo di sospirare prima di affrontarne un’altra per accertare eventuali responsabilità sulle cause che hanno determinato lo stato vegetativo della figlia che il 4 dicembre 2020 era entrata in coma irreversibile per una polmonite bilaterale estranea al Covid e, forse, provocata da un’infezione batterica.