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14 Febbraio 2020 - 19:23La Thailandia considerata da tutto il mondo occidentale la patria dei ladyboy, ovvero i transessuali thailandesi nati con corpo maschile ma che si sentono in tutto e per tutto donne, definiti in patria anche kathoey. Potrebbe sembrare molto strano in un paese così fortemente legato alla religione e a tradizioni secolari il fiorire di una categoria sessuale diversa da quella classicamente considerata “regolare”, in verità questa tipologia di transgender è molto più accettata e integrata nella società di quanto accada nel resto del mondo, vediamo insieme perché.
Durante una vacanza in Thailandia un neofita di questa cultura potrebbe stupirsi nel vedere così tanti ladyboy: la cassiera del supermercato, l’impiegata delle poste, la guida turistica… e ci si chiede se queste persone che hanno scelto “il terzo sesso” sono effettivamente ben accolte in società o se dietro ci sono problematiche che non conosciamo. Incuriositi abbiamo affrontato l’argomento con un membro dello staff di una nota agenzia viaggi italiana che organizza tour in Thailandia che da tanti anni ha fatto di Phuket la sua seconda casa e che di questo paese ha ormai una conoscenza approfondita. Abbiamo parlato appunto della storia dei kathoey e abbiamo scoperto che in un certo senso è proprio la religione a legittimarne l’esistenza anche se ancora legalmente non hanno ottenuto la considerazione che meritano.
Il terzo sesso
Kathoey è una parola thailandese che si riferisce sia ad una donna transgender che ad un uomo omosessuale o molto effeminato. Ma la percezione del popolo thai dei ladyboy è fondamentalmente diversa, essi sono identificati come una sorta di terzo sesso oppure un tipo diverso di uomo o di donna. Molti kathoey si definiscono phuying praphet parole che significano “secondo tipo di donna”. Il termine kathoey non è utilizzato solitamente per parlare della propria situazione dalle donne transgender, tanto meno la parola ladyboy che è localmente associata più che altro alla prostituzione dei kathoey.
Origine della tolleranza del terzo sesso in Thailandia
La cosa che ci ha sorpreso di più è stata scoprire che all’origine della tolleranza nei confronti della popolazione transgender in Thailandia c’è la religione buddhista, in particolare una credenza alla quale molti stessi ladyboy si aggrappano con fervore. Al contrario della maggior parte delle religioni il Buddhismo professa i cicli di reincarnazione ovvero un continuum di rinascite terrene. La religione Buddhista, praticata dall’80% della popolazione, crede che i ladyboy rinascano transessuali per espiare colpe commesse in una vita precedente. Essendo una cosa che può capitare ad ogni persona, la popolazione porta generalmente rispetto per queste figure che vengono viste con tolleranza. Oltre a questo c’è anche il fatto che il Buddhismo predica il rispetto di tutte le forme di vita e quindi nei confronti delle diversità, nozione che purtroppo per certi versi non è praticata ma che in teoria fa parte della cultura locale. Come influenza i kathoey stessi la consapevolezza di essere stati peccatori in una vita passata? Molti che seguono con fervore la religione si impegnano a praticare una vita retta e onorevole nella speranza di evitare punizioni nelle future reincarnazioni, ma di certo per tutti deve essere un forte fardello psicologico.
Nessuno stigma ma molte difficoltà
Abbiamo visto quindi che la religione vede con molta normalità l’esistenza dei transgender anche se li carica di una colpa che deve essere piuttosto difficile da affrontare psicologicamente per chi è buddhista. Ma almeno non esistono fobie nei confronti di questi individui che hanno fatto una scelta di identità sessuale diversa, come succede invece in altri paesi. Ma le famiglie, come affrontano la presenza di un lady boy tra i propri membri? Le risposte normalmente sono di accettazione, visto che è una questione di karma e che i thailandesi credono che essere kathoey sia il risultato di trasgressioni commesse durante vite passate. Ma generalmente la notizia crea delusione tra i membri della famiglia, di certo non entusiasmo, anche perché la vita di un ladyboy può essere molto più difficile di quella di una persona che si identifica con un sesso canonico, soprattutto se di basso ceto sociale.
Integrazione dei Ladyboy nella società
Ma quanto sono realmente integrati i transgender nella società thai? C’è differenza tra la vita in città o quella nelle zone rurali? Come sono inquadrati legalmente? La situazione di queste persone è davvero complessa perché anche se i kathoey sono socialmente accettati moltissimi di loro faticano a vivere relazioni di coppia alla luce del sole e soprattutto a trovare lavoro, specialmente se provenienti da classi sociali con poche disponibilità economiche o per chi vive nelle zone rurali. Le categorie lavorative che coprono più frequentemente sono quelle più prettamente femminili, commesse nei negozi, cameriere nei ristoranti, operaie nelle fabbriche con lavoratrici donne ma anche impiegate nelle agenzie turistiche.
Un tasso altissimo di saloni di bellezza nelle grandi città o location turistiche è gestito da transgender. Però rimane molto alto il numero di ladyboy che vivono di prostituzione. Molto di tutto ciò deriva dal fatto che non vengono legalmente riconosciuti ne come terzo sesso ne come appartenenti al sesso femminile nemmeno dopo operazioni di riassegnazione di genere, e questo è ovviamente un grossissimo problema nella vita quotidiana che speriamo venga risolto presto in Thailandia, come in tanti altri paesi del mondo.